In terapia è essenziale creare la possibilità nel paziente di rendere profonda la respirazione, allungando la durata delle fasi grazie alla mobilità del diaframma (che come anello muscolare si alza e si abbassa senza difficoltà) favorendo un buon contatto emotivo.
Sentire lo stato del mio respiro e osservarlo nei miei pazienti mi sta aiutando a cogliere aspetti emozionali preziosi e talvolta dissonanti rispetto al contenuto verbale. Dove si blocca il respiro e si crea una tensione muscolare cronica emergono difese caratteriali rispetto a certe emozioni.
Ad esempio un mio paziente, Antonio, schizoide, respira quasi esclusivamente nella pancia e sperimentare supino questo ascolto del respiro per lui è piacevole, gli ricorda il mare e i momenti in cui gioca amorevolmente e gioiosamente con i suoi bambini. Era diffidente del mondo, causa di una madre che a volte lo ignorava, lasciandolo completamente a se stesso, altre volte lo sviliva, punendolo e svalutandolo. Per lui inspirare a pieno a livello toracico era impossibile inizialmente, era come sgretolare quel muro protettivo, quello scudo che lo proteggeva. Dopo due anni ha iniziato a sciogliere un po’ anche il torace, a inspirare in quell’area, dopo avere sentito con me la possibilità di un contenitore più sicuro e stabile. Inoltre la rabbia potente e arcaica, la ferita profonda dell’abbandono sono emerse trovando possibilità di fuoriuscire nell’espiro e nell’espressione di poesie toccanti e lettere di odio rivolte alla madre. Antonio è un elettricista e si è stupito di scoprirsi con questa vena romantica e di trovare la spontaneità fluida della creatività e di potere amare di nuovo.
La tendenza a trattenere nell’addome emozioni è tipica del carattere masochista che teme che le emozioni negative esplodano. La pressione nel torace eccessiva crea il rischio di infarto, come se il cuore fosse stretto in una morsa terribile. Un paziente, Corrado, reduce da due anni da infarto, ex dipendente da eroina da una decina di anni, trattiene nello stomaco e nell’intestino la sua rabbia profonda di non essere stato rispettato e ascoltato. L’invito a poggiare una mano sul suo addome sta divenendo una pratica per lui di accoglimento e ascolto di sé, soprattutto quando il torace, il petto non possono più permettersi un contenimento così forte.
L’isterico invece è poco contenuto, espira soltanto, butta fuori col urla, pianti tragici e una colorita espressione emotiva senza entrare in contatto autentico con le emozioni. Necessita di imparare a inspirare, a centrarsi nell’hara, a contenere soprattutto nel ventre che solitamente resta vuoto, piatto, rigido.
Naomi è una ragazza che vomita parole grandiose e impressionanti, vuole sempre stupirmi in seduta con i suoi abiti eccentrici, provocanti e avvolgermi nelle spire delle sue parole che mutano di tonalità a ogni istante, facendo fatica a restare nel sentire di pancia, nelle emozioni viscerali. Quando parla spesso tende ad avere un tono alto, sopra le righe e la pelle del petto, del collo si arrossa, come se si infiammasse. Parla della sessualità, della morte, della mancanza di un padre, delle pseudoamicizie maschili come se stesse recitando un copione a teatro. E’ infatti molto eclettica e creativa sul piano artistico, ma pare essere intrappolata nella vita in certi personaggi. Realtà e finzione si mescolano. Ha iniziato da poco a sentire l’imprigionamento in questo magico e ridondante teatro in cui al centro della scena troviamo come protagonista una piccola bambina sola, infinitamente disperata che necessita di ascoltare i propri desideri più che compiacere gli altri strumentalizzando le parole e il corpo. Portarla ad osservare l’eccitamento della gestualità, portarla a percepire di poter anche solo in seduta stare qualche secondo in silenzio, sentendo il ritmo del respiro è già un grande traguardo.
Il carattere dipendente, orale, iperbisognoso, fatica a inspirare sia nel torace che nell’addome, come se fosse incapace di nutrirsi e avesse scarsa energia, vuoto, debolezza. In questa situazione è necessario riapprendere a succhiare la linfa vitale. Valeria, una ragazza estremamente obesa, nasconde la sua essenza vitale, ingurgitando schifezze piene di zucchero. Mi parla di un entusiasmo di vivere, di una esplosione di vitalità che aveva fino a cinque anni e che è stata uccisa, calpestata, ridicolizzata sempre dai coetanei e tenuta a freno dai genitori da lei idealizzati. Da allora si è sempre più spenta soprattutto dopo la morte della madre, ora fatica a nutrirsi: mangia solo in maniera compulsiva e respira poco a livello sia toracico che addominale. E’ perennemente stanca e priva di energie. Iniziare a farla inspirare, a prendere energia dall’universo che la circonda è divenuto indispensabile per percepire il flusso che la attraversa, per riattivarla.