Quali le differenze tra uso e abuso dell’alcol.
Alcuni studiosi hanno cercato di classificare i diversi tipi di alcoolisti. I criteri presi in considerazione per la formulazione delle tipologie vanno dalle motivazioni al bere, alle abitudini alcooliche, al grado di perdita di controllo, cioè al livello di dipendenza. Kessel e Walton ( 1978 ) hanno formulato una tipologia statica basata sulle abitudini alcooliche :
1) l’alcoolista che non sospetta di esserlo: è colui che si è asservito all’ alcool lentamente senza dare segni vistosi di ebbrezza, avendo raggiunto un alto grado di tolleranza .
2) l’alcoolista abituale controllato: è l’ individuo che deve bere ogni giorno: Può limitarsi sotto particolari esigenze sociali, ma non rimane senza bere un giorno intero. Può quindi tenere sotto controllo la quantità di alcool ingerita , ma è incapace di astenersi . L’ acquisizione di un livello alto di tolleranza, dovuta alla notevole quantità di alcool bevuta regolarmente, gli impedisce di dare segni vistosi di ubriachezza. Oltre alla dipendenza psicologica , vi è anche quella fisica che può manifestarsi con sintomi di astinenza nel caso di una interruzione del bere . Solitamente sono persone che non hanno imparato a instaurare rapporti maturi con gli altri . Rientrano anche le casalinghe che bevono in casa tutti i giorni, non possono astenersene ma la quantità rimane sotto controllo .
3) l’alcoolista coatto: è colui che una volta iniziato a bere non è più in grado di smettere, non è neanche in grado di limitare la quantità di alcool ingerita, perde completamente il controllo . Tra un’ ubriacatura e l’ altra può astenersi per alcuni giorni, durante i quali non sembra avere problemi con l’ alcool. Ma non appena beve un bicchiere scatta in lui un meccanismo che non può più essere interrotto. Ciò porta a notevoli difficoltà sociali, soprattutto a un isolamento sempre maggiore .
4) il nevrotico alcolista: beve per diminuire la sua angoscia soggettiva, per lenire i suoi conflitti emotivi. Bere per lui è un tentativo di curare i sintomi di un disagio più profondo che di solito ha origine in rapporti interpersonali perturbati .
5) l’alcoolismo sintomatico: in persone che già soffrono di disturbi psichici che l’ alcoolismo rivela .
6) bevitore intermittente: è colui che beve in maniera eccessiva per giorni e giorni, in continuazione, per poi interrompere anche per mesi , e per ricadere successivamente in un’ altra crisi ; spesso è dannoso per sé e per gli altri .
Jellinek (1960) distingue 5 tipi di alcoolisti :
1) alcoolisti alfa che cercano attraverso l’ alcool di mitigare una sofferenza fisica o psichica . Continuano a mantenere la capacità di controllare il consumo. Ciò provoca disturbi solo nelle relazioni interpersonali .
2) alcoolisti beta che non mostrano sintomi evidenti di dipendenza fisica o psicologica ma solo complicazioni mediche . Sono presenti soprattutto in quei Paesi dove il consumo quotidiano di vino è parte di un consumo sociale .
3) alcoolisti gamma che son caratterizzati dal bisogno continuo e ossessionante di alcool, dalla perdita della padronanza di sé e da sintomi di astinenza (spesso in Paesi dove si bevono superalcolici).
4) alcoolisti delta con tanto di dipendenza e impossibilità di astenersi .
5) alcoolisti epsilon che si dedica periodicamente all’alcool.
Hudolin (1988) ha aggiunto il gruppo degli alcoolisti zeta che dopo una minima quantità di alcool manifestano alterazioni del comportamento con segni di aggressività .
Allamani (1987) distingue due tipi di alcoolisti che si adattano alla cultura italiana :
1) bevitore eccessivo abituale che beve di solito vino in modo continuato, soprattutto per un’ abitudine alimentare legata al costume . Non sono dipendenti dalla sostanza, possono facilmente smettere su consiglio medico . La comunità non li considera alcoolisti ma bevitori normali . Frequentemente soffrono di disturbi fisici quali malattie pancreatiche ed epatiche .
2) bevitore alcool-dipendente caratterizzato da un bisogno compulsivo e abitudinario di bere può essere suddiviso a sua volta in due sottogruppi :
– che abusano soprattutto di vino e birra per superare alcuni dei loro conflitti psicologici , per vincere o attenuare una tensione intrapsichica ma soprattutto conformandosi per eccesso al modello sociale del bere. Il livello di dipendenza è abbastanza elevato e i consigli dei medici o dei familiari non servono a far cambiare le modalità del bere . Corrispondono al gruppo alfa e beta di Jellinek .
– coloro che oltre al vino abusano di distillati e dimostrano l’incapacità di astenersi, pena la comparsa di segni neurologici e neurovegetativi di astinenza, oppure l’impossibilità a controllare il consumo di alcool a causa di un’ invincibile attrazione per esso. Le loro relazioni sociali sono sempre più ristrette ; piuttosto evidenti sono i disturbi sia fisici che psichici; il livello di dipendenza è molto elevato . Corrispondono ai gruppi gamma ed epsilon di Jellinek .
Simmel (1949) distingue il bevitore sociale , reattivo , nevrotico e dedito .
Nel sociale e nel reattivo l’ alcool difende l’ ego contro l’ impatto mentale di circostanze esterne ; nel nevrotico e nel dedito , l’ alcool difende l’ ego dalla minaccia di conflitti inconsci interni, che solo in un secondo momento menomano la capacità dell’ ego di affrontare la realtà . Nel primo caso l’ individuo si dà all’ alcool per facilitare i propri contatti sociali ; nel secondo , il bevitore reattivo beve in seguito a particolari avvenimenti frustranti; il bevitore nevrotico beve per fuggire a stati di tensione interiore ; il bevitore dedito , beve per difendersi da stati depressivi .
Altri autori hanno formulato una tipologia di alcoolisti tenendo presente oltre al potere di spinta dell’ alcool, l’ atteggiamento rispetto all’ alcool manifestato durante l’ infanzia e adolescenza . Bisio distingue tre principali categorie :
1) alcoolismo cronico primario di tipo evolutivo: esiste un legame di continuità relativa fra accettazione infantile dell’alcool, eccessi positivi o negativi frequenti nell’ adolescenza e alcoolismo cronico adulto. Tale processo discontinuo è sufficiente a portare l’ individuo all’ intossicazione.
2) alcoolismo cronico primario di tipo mediato : esiste un intervallo positivo o negativo lungo, tra le manifestazioni di dedizione all’ alcool nell’ infanzia e il comportamento di bevitore che ha portato all’ alcoolismo cronico nell’ età adulta . Si suppone che la tendenza iniziale all’ alcool abbia subito delle modificazioni momentanee a causa di inibizioni interne o esterne. Successivamente tali inibizioni si sono rivelate insufficienti di fronte alla spinta verso l’alcool, soprattutto in situazioni di frustrazione gravi e durature .
3) alcolismo cronico secondario: manca un legame fra la tendenza all’ alcool nell’ età evolutiva e il successivo alcoolismo cronico, che più spesso è da collegare a situazioni patologiche diverse, come psicosi, traumi e malattie del sistema nervoso .
Mancini (1977) aggiunge a queste tre una quarta categoria che chiama :
4) alcolismo mondano tipico di colui che ricorre all’ alcool in tutte le occasioni sociali e non riesce a interagire con gli altri senza il bicchiere in mano. In essi l’intossicazione appare all’improvviso e non è attribuita all’ alcool. La presa di coscienza avviene troppo tardi , quando l’asservimento è già un fatto compiuto .
Fra le tipologie dinamiche che sottolineano l’ aspetto di successione che caratterizza l’iter verso l’ alcolismo conclamato e in cui lo stadio successivo comprende quello precedente , è da citare la Scala dell’ abuso alcoolico di Zimberg ( 1984 ) . Secondo l’ autore l’ alcoolismo non è un fenomeno costituito solo da estremi, ma è una realtà a diversi gradi , che corrispondono a livelli di intossicazione diversi, seguiti da problemi di diversa entità, nell’ ambito della salute , delle relazioni sociali e familiari, del lavoro .
1) Nessuno: bere solo occasionalmente o non bere affatto .
2) Minimo: il bere non è cospicuo : intossicazioni occasionali (fino a 4 volte all’anno). Non ci sono problemi sociali, familiari, occupazionali, di salute o legale, connesso al bere .
3) Lieve: le intossicazioni si verificano fino a una volta al mese, ma di solito sono limitate alla sera o week-end, e/o si riscontra qualche disturbo nelle relazioni sociali e familiari, o nell’attività lavorativa in connessione con il bere . Non ci sono problemi fisici o sociali legati al bere .
4) Moderato : intossicazioni frequenti, fino una o due volte a settimana e/o significativi disturbi nelle relazioni sociali e familiari e nell’ attività lavorativa. Qualche sintomo evidente di disturbo fisico connesso al bere è presente come tremori, frequenti infortuni , stress epigastrici , a volte perdita dell’ appetito .
5) Grave: bere quasi costantemente (ogni giorno) con riscontri di delirium tremens, cirrosi epatica, sindrome cerebrale cronica, nevrite, carenza nutritiva, gravi rotture nelle relazioni sociali o familiari. Vi è l’ incapacità di mantenersi grazie all’ assistenza pubblica. Si hanno anche spesso uno o più arresti connessi al bere ( per ubriachezza o turbolenza).
6) Estremo : con tutte le caratteristiche del livello precedente, con l’ aggiunta di essere senza tetto e di essere incapaci a mantenersi, neppure facendo ricorso all’ assistenza pubblica .