La condizione depressiva, correlata spesso anche all’ansia e sottostante ai disagi alimentari, è una dilagante negazione della vitalità, del piacere, del desiderio di realizzarsi e di concretizzare obiettivi, sogni. Comporta un ritrarsi dentro a un guscio protettivo, buio, stretto e distante da se stessi e dal mondo.
La mente si ritrova nella meccanicità di pensieri svalutativi, di errata percezione di incapacità, indegnità con conseguente rallentamento anche motorio, diminuzione della memoria connessa alla minore concentrazione su ciò che è al di fuori di quei pensieri negativi e atrofizzanti. Chi vive questo stato interno solitamente perde il contatto con il corpo, coi il ritmo dei bisogni fisiologici (sonno, appetito, desiderio sessuale) evita inconsciamente di aprire i canali sensoriali e di stare in comunicazione col mondo e con le proprie risorse e qualità vitali e pulsanti. In base alla maggiore o minore intensità di questi vissuti c’è una variabile perdita di contatto con la realtà. La persona si sminuisce , si sente a disagio con altri, temendo un giudizio o sentendosi inferiore.
Cambiamenti di vita come la perdita di un lavoro, la fine di una relazione, un lutto, la nascita di un figlio, il matrimonio, sono occasioni per fare emergere nuclei depressivi. Si entra in contatto con il senso del distacco da una condizione precedente. Il vissuto di perdita e di ritiro della libido permea tutto. Lo stato depressivo induce a una domanda essenziale: “Quale è il senso della vita?” Tutto viene messo in dubbio, in discussione. L’essere umano si convince mentalmente in maniera illusoria che un equilibrio sia fisso, immutabile, stabile e sicuro, mentre è necessario trovare a ogni momento, a ogni gesto, a ogni azione, a ogni respiro un nuovo equilibrio lasciando il vissuto precedente, come una foglia di autunno al vento. La depressione è spesso un attaccamento spasmodico al passato, è la fatica a stare nell’accettazione del flusso del cambiamento, della trasformazione.
La depressione diviene la grande opportunità,la chance, la molla potentissima per trovare un reale senso alla propria esistenza, quando questa era stata tracciata da mappe e schemi alienanti e appartenenti a genitori, insegnanti, datori di lavoro, amici….
Come dunque potere sfruttare questa occasione di disagio per ritrovare il proprio senso?Un approccio davvero utile e fruttuoso consiste proprio nell’essere incoraggiati dai familiari e dal terapeuta, sollecitati con fermezza e dolcezza a osservare la bellezza di ciò che è ci circonda, partendo dagli elementi della natura, ai suoni, ai profumi, al gusto dei cibi, agli abiti da indossare sulla pelle, al contatto, abbraccio con i propri cari.
Lo sforzo consapevole, a piccoli passi, giorno per giorno, alla contemplazione della bellezza, riporta un senso di maggiore ancoraggio alla terra, un senso di pace, di agio più profondo e interno, meno soggetto alle influenze esterne.
Lo yoga concorre sinergicamente a ritrovare le sensazioni del corpo, allena a rifocalizzare la mente sulla realtà materica del corpo, a uscire dal guscio psicoemotivo, in una maggiore accoglienza dell’istante presente. L’accompagnamento integrato dello psicologo e dell’istruttore di yoga agevola nello scioglimento della rigidità del giudizio. Progressivamente grazie alle pratica di yoga, meditazione, esercizi di presenza di sè, grazie all’allenamento al pensiero positivo, si ricerca l’equilibrio fluido tra espressione naturale di sè e concentrazione sul presente, accogliendo e lasciandosi attraversare dal flusso di emozioni e pensieri automatici, rimanendone meno invischiati.
Nasce la possibilità di ritrovare uno spazio interno più libero, in grado di sviluppare un maggiore e più reale potere decisionale su di sè e sulla propria vita senza ledere gli altri nella loro espressione di sè, nella loro diversità e unicità.
Balance: acquisire dunque una maggiore volontà da direzionare per realizzare i propri sogni e al tempo stesso nel quotidiano godere della vita in tutte le sue espressioni.