A. Lowen mostra come sia possibile elevarsi verso il cielo e lo spirito attraverso l’allungamento della colonna fino alla nuca che contiene il centro cognitivo, a patto che ci radichiamo saldamente alla terra, alla materia.
Lo stato di grazia è l’adesso, nella consapevolezza dello spirito divino che agisce nel corpo, nel Tao, ovvero nella danza ritmica e armonica di yin e yang, tra l’energia femminile della Madre Terra e l’energia maschile del Padre Cielo.
W. Reich ci mostra come il primo Cristianesimo abbia scisso corpo e carne, condizionando ancora ad oggi in modo massiccio la visione duale del mondo, mettendo in contrapposizione conflittuale gli impulsi primari, naturali, spontanei, fluidi, sintonici alle leggi divine, con gli impulsi secondari che invece si allontanano dal divino, dunque etichettati come diabolici, peccaminosi e perversi (avendo invertito la direzione dalla crescita verso la distruttività). La scissione inconciliabile tra “Dio”, ovvero corpo spiritualizzato e “Diavolo”, cioè corpo degenerato in carne è alla base di molti conflitti nevrotici e della scissione più regressiva di tipo psicotico nella quale il corpo è puro oggetto privo di vita mentre la mente è al di fuori del corpo, della sua casa, incapace di trovarvi dimora e di radicarsi in esso.
Per Lowen la psicoterapia bioenergetica ha come obiettivo l’integrazione e anche il contatto profondo con l’energia vitale che può scorrere, circolare tra la nuca e i piedi, tra la chioma e le radici, tra la luce del giorno della nostra coscienza e l’oscurità , l’ombra, come direbbe Jung, del nostro inconscio sia individuale che collettivo, archetipico.
Che cosa è in fondo l’illuminazione, se non la vera presenza, il risveglio della personalità,della corazza caratteriale, il risveglio dell’involucro mente-corpo-emotivo alla vera essenza!
La corazza è simile al karma induista e buddista tibetano, è l’ancoramento alla meccanicità, è l’identificazione totale o parziale con gli schemi mentali, la confusione della mappa col territorio, della maschera con la persona, della personalità con l’Essere, dei movimenti bloccati e stereotipati col movimento spontaneo. La corazza, così come il karma, impedisce, ostacola la liberazione, la resa al flusso vitale di cui l’orgasmo è una potente manifestazione.
Reich parla di tre livelli o strati psicologici: lo strato terziario appunto è la corazza, costituito dalle difese, l’Io conscio freudiano che si adatta all’ambiente e media tra dentro e fuori, è lo strato più superficiale sotto cui troviamo lo strato secondario dell’inconscio, degli impulsi dell’Es, delle emozioni di rabbia distruttiva e angoscia profonda, di terrore, di impulsi sessuali perversi. La psicoanalisi si focalizza solo su questi due strati tralasciando lo strato più profondo , quello primario delle emozioni vitali autentiche.
Freud scoprì l’esistenza della memoria corporea cogli studi sulle paralisi delle isteriche e rivoluzionò la medicina con la cura attraverso la parola, dopo aver sperimentato sui pazienti l’abreazione, cioè la catarsi, ovvero l’esplosione all’esterno di emozioni di grande carica energetica grazie alla pressione delle sue dita sulla fronte dei pazienti. Freud notò che la scarica energetica, libidica dava un sollievo temporaneo che poteva divenire più durevole mediante appunto la talking care. Tuttavia abbandona le tecniche di contatto corporeo considerandole fattori di interferenza. Freud lascia un vuoto: coglie la significatività del corpo e delle sue manifestazioni, inizia a interpretare, ad attribuire parole importanti al vissuto del paziente correlato anche al corpo, ma ponendo il corpo sullo sfondo. Ripropone in fondo una nuova scissione, vietando il contatto corporeo col paziente, incluso quello visivo. La prassi del lettino è stata indubbiamente efficace per favorire l’insight, le associazioni libere e fluttuanti in quanto, come sostiene Stupiggia ne la terapia Biosistemica, il radicamento orizzontale supino è connesso allo sviluppo della capacità immaginativa, della ricettività, dell’analisi dei sentimenti e del vissuto emotivo che il bambino sperimenta quando proietta sul soffitto disegni, immagini e soprattutto il volto materno in assenza della madre fisica. Il radicamento orizzontale in fondo è la prima e ultima forma di radicamento alla terra. Infatti alla nascita siamo appoggiati prima del taglio del cordone ombelicale sulla pancia calda sul petto pulsante e sul seno della mamma e al momento della morte ritorniamo alla posizione orizzontale, in questo caso fredda e rigida.
Tornando all’abbandono del corpo da parte di Freud, Wilma Bucci, psicoanalista che ha integrato ricerche cognitive, sostiene che la psicoanalisi classica si è basata su un modello metapsicologico, su una struttura teorica correlata a conoscenze medico-biologiche ad oggi oltrepassate. Infatti la libido era, per Freud e per la scienza dell’ottocento, l’unica forma di energia su cui lavorare.
Per la psicoanalisi i fattori terapeutici infatti sono:
la relazione emotiva del paziente verso il terapeuta con le sue modalità di transfert e attaccamento, e la comprensione cognitiva grazie agli insight, le libere associazioni, le interpretazioni relative all’inconscio del paziente.
La possibilità è l’integrazione di due funzioni psicologiche:
il processo primario regolato dal principio del piacere, correlato all’attività onirica, alla mancanza della dimensione spazio-temporale, al principio di condensazione, all’arte, alla creatività, alla fusione di oggetto e simbolo
il processo secondario, che si sviluppa fisiologicamente in un tempo successivo, regolato dal principio di realtà, correlato alla razionalità, alla logica causa-effetto, al principio di non contraddizione, alle dimensioni di tempo e spazio specifici.
La Bucci sostituisce l’integrazione di processo primario e secondario con integrazione di due codici, verbale simbolico (linguaggio che contiene idee e categorie astratte) e non verbale (immagini ed emozioni inconsce).
Il passo successivo però è stato quello per lei di integrare un ulteriore codice, appunto tralasciato da Freud, ovvero il codice non verbale subsimbolico, contenente la memoria corporea, procedurale, implicita, che consente di elaborare molte informazioni in parallelo, nello stesso istante con grande rapidità, dando spazio alla intuizione.
Tale codice subsimbolico regola il movimento, le emozioni, gli stili di attaccamento, le relazioni e l’affettività. La terapia mira per lei e per le terapie psicocorporee a integrare questi codici multipli, a creare un collegamento tra essi significativo, coerente, a costruire o ricostruire una Gestalt, come direbbe Pearls, una forma organizzata , significativa, una forma buona, una totalità, un sistema che trascende la somma degli elementi.
La psicoterapia della Gestalt ha integrato alla psicoanalisi classica il controtransfert (la consapevolezza delle emozioni censurate del terapeuta in risposta al transfert del paziente come fattore terapeutico importante per la riuscita o il blocco del processo terapeutico) e lo psicodramma di Moreno come metodo di azione per lavorare sulle emozioni. Il teatro moreniano sospinge infatti verso l’espressione dell’energia vitale nelle qualità della spontaneità e della creatività e comporta in gruppo la necessità di un contatto fisico rispettoso e catartico.
La psicoterapia biosistemica utilizza lo psicoteatro come modalità di lavoro di gruppo ed è la sintesi dello psicodramma moreniano, del teatro dell’oppresso di Boal e di tecniche specifiche. Prevede infatti tecniche psico-corporee espressive, di respirazione, di intensificazione emotiva, di psicodramma con giochi di ruolo, di esercizi di attivazione del sistema nervoso simpatico per favorire la creatività, l’azione spontanea (saltelli, simulazioni di lotta, massaggi energici..),tecniche di comunicazione verbale (critica costruttiva, metacomunicazione, linguaggio propositivo) e non verbale.
Il corpo è in scena e consente una sperimentazione di vissuto reale, in continua interazione con gli altri membri del gruppo potendo però anche osservare a distanza le dinamiche. La reazione attiva allo stress grazie all’espressione psicoteatrale, corporea, verbale di gruppo è la possibilità di restituire mobilità, fluidità ed espressività al corpo. La liberazione delle emozioni, dei gesti bloccati riequilibra i processi psicofisici e neurologici alterati dall’inibizione e dalla passività cronica.