Il corpo fisico con cui entriamo in relazione l’altro nel mondo. Ritrovare o rimanere in contatto con esso, è essenziale per la vera salute.
Desidero fare emergere come la percezione del proprio corpo e dell’identità attraverso il contatto fisico sia il fondamento dell’essere umano affinché possa sentirsi al sicuro, protetto, amato e possa poi esplorare, crescere e costruire una vera identità e relazioni sane, sviluppare una maggiore autoconsapevolezza e libertà di pensare, sentire e agire.
È utile riportare le scoperte in ambito neurobiologico ed evoluzionistico rispetto allo sviluppo del cervello umano. Tutte le scoperte scientifiche convergono in una visione evolutiva gerarchica organizzata su tre livelli (McLean, 1990):
– rettiliano,
– limbico
– neo-corticale.
I sistemi motivazionali seguono questa tripartizione, aumentando la propria influenzabilità da parte del contesto ambientale e col salire della complessità del livello gerarchico.
1- Il livello evolutivamente più arcaico dell’organizzazione motivazionale è connesso all’attività neurale localizzata nel cervello rettiliano, nel tronco encefalico e nei nuclei della base.
I sistemi motivazionali sono finalizzati alla regolazione fisiologica,alla predazione, alla raccolta di cibo, alla difesa da minacce, alla territorialità e alla riproduzione sessuale (senza formazione di coppia).
2- Su questo primo livello connesso alla sopravvivenza individuale poggiano sistemi che regolano l’interazione sociale tipica dei mammiferi e risalente a una evoluzione più recente.
Questo secondo livello corrisponde all’attivitá neurale dell’area limbica, comprendente amigdala e il giro del cingolo.
I sistemi che compongono questo livello sono orientati
-all’attaccamento verso l’altro con lo scopo di essere protetti dai pericoli;
– all’ accudimento e offerta di cura verso membri della specie più indifesi; – all’accoppiamento di coppia;
– alla definizione di rango e dei ruoli di dominanza-sottomissione;
– al gioco sociale
– alla cooperazione (fatta di attenzione congiunta e condivisa).
3- Il terzo livello evolutivo del cervello, prerogativa unicamente della specie umana, è situato nella neo-corteccia, riguarda la parte cognitiva dell’intersoggettività e della costruzione di significati in funzione della cultura di appartenenza. Motiva a creare il linguaggio, memorie complesse e condivisibili. Emerge la possibilità dell’esperienza della coscienza di sé.
Influenza i sistemi “sottostanti”, collegando strutture concettuali verbalizzabili (esplicite) alle memorie (implicite o inconsce) delle situazioni in cui hanno guidato comportamenti ed emozioni (Liotti, 2016).
Questa doverosa premessa ci permette di comprendere come la psicologia moderna e la psicoterapia poggino su saldi presupposti scientifici e da qui si muovano per aiutare la comunità. La conoscenza della componente fisica e del funzionamento fisiologico e poi disfunzionale ci permette di procedere verso una integrazione maggiore e interdipendente tra corpo fisico e corpo emotivo e psichico.
ll terapeuta cognitivista inglese Paul Gilbert, partendo anch’egli da una prospettiva etologico-evoluzionista, alla fine degli anni ottanta aveva ipotizzato la presenza di altri importanti sistemi motivazionali interpersonali che guidano la formazione e la regolazione delle relazioni intersoggettive negli esseri umani (1989).
Contemporaneamente Lichtenberg era giunto alle medesime conclusioni in ambito psicanalitico (1989).
In Italia Liotti, seguendo la proposta di Gilbert ha scoperto la presenza di alcuni sistemi motivazionali interpersonali (SMI) che attivano e regolano singoli e distinti elementi dello scambio e relazioni.
I sistemi motivazionali interpersonali sono quindi tendenze universali, che prescindono dalla cultura, determinate su base biologica e selezionate durante il processo evolutivo , la cui espressione nel comportamento presenta variabilità individuali. Regolano la condotta e i comportamenti in funzione di particolari mete e sono in stretta relazione con l’esperienza emotiva. Le emozioni accompagnano infatti l’azione ed espressione dei sistemi motivazionali interpersonali.
Quale é la relazione tra sistemi motivazionali Interpersonali ed emozioni?
Quindi, secondo Liotti, ogni specifica esperienza emotiva può essere meglio compresa se collocata all’interno di uno specifico sistema motivazionale interpersonale. Le emozioni sono modalità di funzionamento dei sistemi motivazionali interpersonali e possono essere avvertite dalla coscienza. Organizzano il comportamento sociale, relazionale, oltre che l’esperienza emozionale e la rappresentazione di sé in relazione all’altro.
Attivano emozioni per arrivare alla meta del sistema. La regolazione della condotta di ogni SMI sono inconsce (in altre prospettive terapeutiche sono chiamate coping, modelli operativi…) e le emozioni sono le prime espressioni esterne (emozione dal latino significa movimento verso l’esterno)che possono essere esperite dalla coscienza in maniera consapevole.
Ogni SMI opera attraverso una sequenza specifica di emozioni.
In caso di minaccia per la sopravvivenza quali sistemi si attivano e con quali emozioni?
Il primo è il sistema motivazionale dell’attaccamento finalizzato all’ottenimento di aiuto, sostegno e vicinanza protettiva da parte di un’altra persona individuata come idonea.
Serve quindi una presenza e un contatto fisico soprattutto nel primo settennio di vita. Il sistema si attiva e porta con sé specifiche emozioni e comportamenti nelle situazioni di dolore, pericolo, percezione di vulnerabilità, solitudine.
Il sistema, quando attivo e lontano dal raggiungere la meta, regola le emozioni di paura e collera da separazione, tristezza da perdita, disperazione e distacco emozionale.
Una volta raggiunta la meta, le emozioni sperimentate sono gioia per la ri-unione, conforto, fiducia e sicurezza.
Il sistema di accudimento è reciproco a quello dell’attaccamento. Offre la cura verso un altro essere umano, agevolando le possibilità di sostentamento dentro al proprio gruppo partendo dalla famiglia. Il sistema è attivato dai segnali di richiesta di conforto e protezione emessi da un altro essere umano, a sua volta motivato dal sistema di attaccamento, o da percezione della sua fragilità/condizione di difficoltà.
Le emozioni derivanti dagli ostacoli al raggiungimento della meta del sistema sono ansia da sollecitudine, tenerezza protettiva o colpa per il mancato accudimento.
Al disattivarsi del sistema si provano emozioni di sollievo, tenerezza protettiva e gioia.
Il senso di minaccia o pericolo può essere attivato anche nel sistema della competizione per il rango finalizzato alla definizione dei ranghi di potere e di dominanza/sottomissione per regolare all’interno di un gruppo il diritto prioritario di accesso alle risorse.
Per i mammiferi questo sistema è funzionale a stabilire una gerarchia all’interno del gruppo, che permanga nel tempo, con il vantaggio biologico di eliminare la necessità di continue lotte che potrebbero sfiancare gli individui. La definizione del rango avviene attraverso forme, riti in cui l’aggressività non è primariamente finalizzata a ledere o uccidere l’antagonista ma ad ottenere da quest’ultimo un segnale di resa.
Per gli esseri umani questo sistema motivazionale a livello sociale è rischioso perché permea la cultura occidentale ed è come se schiacciasse altri sistemi come quello di accudimento e quello di cooperazione.
La società è dunque malata e lo osserviamo dalle emozioni espresse da questo sistema motivazionale competitivo.
Infatti dagli ostacoli nel raggiungimento della meta perseguita derivano le emozioni di: paura da giudizio, vergogna, umiliazione, tristezza da sconfitta e invidia.
Le emozioni associate alla disattivazione del sistema sono: collera da sfida, trionfo, orgoglio, disprezzo, superiorità.
L’ultimo secolo di storia ci racconta dei danni provocati da un eccesso di espressione e di valore attribuito a tale sistema. (Dittature, guerre, progetti di depopolazione del pianeta).
Il sistema cooperativo ha come meta il conseguimento di un obiettivo comune, più facile da raggiungere attraverso un’azione congiunta e mirata. Il sistema è attivato appunto dalla percezione che le risorse risultano più accessibili attraverso uno sforzo congiunto. Il sistema è attivato dalla percezione degli altri individui interagenti, in funzione dei fini prefissati e la percezione da parte dei “pari” di segnali di non-minaccia agonistica, come il sorriso.
Gli ostacoli al raggiungimento della meta perseguita dal sistema sono associati ad emozioni di colpa, rimorso, isolamento, sfiducia, odio per il tradimento.
Il raggiungimento della meta invece porta a provare conforto, gioia da condivisione, lealtà, amicizia, sicurezza e fiducia.
Paul Gilbert dal 2005 sviluppa la Compassion Focused Therapy (CFT), in italiano “Terapia basata sulla Compassione”, un approccio psicoterapeutico recente e incluso nelle Psicoterapie Cognitivo Comportamentali Mindfulness-based e incluso all’interno delle terapie cognitivo comportamentali di terza generazione. Paul, professore di psicologia presso l’Università di Derby nel Regno Unito, impegnato nella ricerca scientifica sul senso di colpa, sulla vergogna e sull’autocritica, da egli ritenuti elementi centrali di molti disturbi psicologici, dalla depressione alle psicosi. La mia osservazione è che l’eccesso del sistema motivazionale competitivo ha accentuato a mio avviso e per lamiere esperienza clinica queste patologie. Inoltre ha portato a un eccesso di narcisismo disfunzionale.
Gilbert ha scoperto come la compassione sia una evoluzione del sistema motivazionale dell’accudimento, pur avendo peculiarità che lo innalzano a sistema neo-corticale in quanto richiede un intervento di regolazione più complesso in cui la coscienza fa uno sforzo per aprirsi a una attitudine che i rettili e i mammiferi non possiedono.
La carenza di accudimento nell’infanzia e di esperienze di sentirsi accettati, amati, consolati induce molte persone ad avere difficoltà a percepirsi al sicuro e rassicurati.
La CFT mira pertanto all’attivazione del sistema di consolazione in modo che sia utilizzato per regolare le emozioni basate sul senso di minaccia, come la rabbia, la paura, il disgusto e la vergogna. Il sistema motivazionale della compassione va alimentato, nutrito anche in ambito clinico nella relazione terapeutica. I pazienti che ricevono un atteggiamento più compassionevole da parte dello psicologo possono sviluppare accettazione profonda verso i loro sistemi motivazionali interni, in particolare verso quelli che pongono più resistenze, poiché dall’infanzia e per lungo tempo hanno costituito difese sicure di sopravvivenza.
Mi riferisco appunto al sistema della competizione, a quello di un accudimento non sicuro o disorganizzato con relativo sistema di attaccamento.
La CFT mira all’attivazione del sistema di consolazione, un sistema che non coincide con quello di accudimento. Regola così le emozioni basate sul senso di minaccia, come la rabbia, la paura, il disgusto e la vergogna.
Inoltre la CFT accoglie l’autocritica (super-io sadico freudiano) che Gilbert ha osservato nelle sue ricerche essere il fattore trasversale e invalidante in molte psicopatologie, dai disturbi depressivi, a quelli ansiosi, alimentari, a quelli ossessivo compulsivi.
Quali qualità porta con sé il sistema motivazionale della Compassione?
La CTF va oltre il sistema di accudimento e di cooperazione, anzi li include a un livello superiore.
Gilbert integra 2 visioni:
-la visione della compassione buddista che da 2.600 anni porta e custodisce l’attitudine alla Compassione rivolta a qualsiasi azione mirante la diminuizione delle sofferenze altrui. Il termine che la designa altre è Karuna significa “La via del cuore compassionevole”
– la visione evoluzionista per la quale nel cervello umano esistano tre sistemi cerebrali sottesi alla regolazione delle emozioni.
Scorriamo questi 3 macro sistemi che includono a mio parere i sistemi motivazionali descritti in precedenza.
IL SITEMA DI MINACCIA E PROTEZIONE
Ha la funzione di individuare velocemente le minacce presenti nell’ambiente e di attivare emozioni di ansia, rabbia o disgusto che ci motivano ad agire prontamente per proteggerci dalla minaccia individuata. Il fronteggiamento della minaccia, la fuga o la sottomissione sono le modalità per affrontare la minaccia.
Comporta una intensa attivazione del sistema nervoso simpatico.
Rimandano comunque al cervello rettiliano sul piano evolutivo.
IL SISTEMA DI ESPLORAZIONE E RICERCA DI RISORSE
La sua funzione é motivarci a cercare le risorse di cui necessitiamo (cibo, opportunità sessuali, nuovi territori,..)Stimola pertanto emozioni positive ed energizzanti, ci fa desiderare di raggiungere nuovi obiettivi e ci consente di gioire dei successi e delle conquiste.
Anche questo sistema è connesso all’attivazione del sistema nervoso simpatico e può arrivare ad essere una risposta/difesa al sistema di minaccia.
IL SISTEMA DI SICUREZZA
Ha la funzione di promuovere i comportamenti sociali affiliativi, il senso di appartenenza, la capacità di instaurare relazioni interpersonali intime e si attiva quando sia uomini che animali non devono fronteggiare minacce o pericoli e, allo stesso tempo, hanno risorse sufficienti.
È connesso alla attivazione del sistema nervoso parasimpatico, il sistema
Le emozioni sono il senso di pace, di benessere e di tranquillità; uno stato di “non ricerca” che Gilbert ritiene possa essere sperimentato durante le prime esperienze di attaccamento con i propri genitori, a condizione che queste siano positive.
Secondo Gilbert esperienze precoci di cura da parte di adulti affettuosi e responsivi stimolerebbero l’attivazione del sistema, mentre esperienze di abusi, negligenze o semplice trascuratezza ne ridurrebbero l’attivazione, in alcuni casi fino all’inaccessibilità. Da questa scarsa attivazione o inaccessibilità del sistema di sicurezza e benessere e dalla contemporanea attivazione eccessiva del sistema di minaccia e protezione deriverebbero livelli elevati di autocritica e vergogna da cui sono afflitti alcuni pazienti.
La CFT mira a ristabilire un un’equilibrio tra i 3 sistemi di minaccia, ricerca di risorse e sicurezza focalizzandosi sull’espansione del sistema di sicurezza, che rafforza una percezione interna di accettazione, pace e aggiungo io di radicamento al proprio corpo fisico come casa.
Infatti l’attitudine compassionevole sviluppata in ambito terapeutico, ma anche in training specifici non terapeutici, accompagna all’ascolto empatico del proprio corpo fisico e delle parti più sofferenti e contratte. Una pratica iniziale di tipo compassionevole è L’ATTERRAGGIO COMPASSIONEVOLE e IL RESPIRO CALMANTE volte a prendere dolcemente contatto con il proprio corpo, creando un vero proprio incontro finalizzato a stare con le parti sofferenti , incluse le resistenze , l’autocritica, la vergogna, per alleviare quelle sofferenze di cui il corpo si fa portavoce silenzioso.
La CFT ci rimanda a un processo di integrazione compassionevole che parte dal corpo.
L’attitudine compassionevole include e accoglie tutti i sistemi motivazionali e le resistenze o difese profonde della persona che la sperimenta. Permette di attivare il sistema vagale del sistema nervoso parasimpatico e di aumentare la variabilità interbattito e rallentare il flusso respiratorio. Perciò il Sé compassionevole è uno dei più evoluti tra i sistemi motivazionali umani, ci accompagna a una profonda integrazione.
Un altro caposaldo in questo processo integrativo che parte dal corpo a livello clinico è stato Alexander Lowen, medico e psicoterapeuta, il quale ha portato insieme a William Reich la riscoperta del corpo attraverso la PSICOTERAPIA BIOENERGETICA. Tale processo è riemerso a inizi del 900, quando è tornato dopo secoli in occidente un modello di essere umano basato sull’energia vitale di tipo organismico, differente da un modello meccanicistico.
La visione bioenergetica considera l’ interezza del corpo fisico e della sua energia vitale integrati alla emozioni e alle mente.
Reich propose in origine la vegetoterapia e a tutt’oggi gli esercizi di scarica neurovegetativa in ambito psicoterapeutico sono un’ottima possibilità per imparare a gestire , regolare e tollerare emozioni come la paura e la rabbia. Questo approccio esplorativo del corpo ci avvicina alle risorse innate del corpo stesso che offre in sé possibilità di autoregolazione. Conoscere il funzionamento del proprio corpo senza spaventarsi dinnanzi a tremori e a percezioni più intense di calore, di accelerazione del battito cardiaco, del respiro, è necessario per riconnetterci alla saggezza del corpo che è in stretta connessione con reazioni psicoemotive.
“La bioenergetica è un modo di comprendere la personalità in termini dei suoi processi energetici. La produzione di energia tramite la respirazione e il metabolismo e la scarica di energia nel movimento sono le funzioni basilari della vita. Le si affronta con più efficacia se si dispone di più energia nel movimento e nell’espressione.
La bioenergetica è anche una forma di terapia che associa il lavoro sul corpo con quello sulla mente per aiutare le persone a risolvere i propri problemi emotivi e realizzare in misura più ampia il proprio potenziale di provare piacere e gioia di vivere. …il corpo e la mente funzionalmente sono identici: quello che succede nella mente riflette quello che accade nel corpo e viceversa…..A livello inconscio sia pensare che sentire sono condizionati da fattori energetici…..in un depresso il livello energetico aumenta tramite la respirazione profonda e la liberazione del sentire, allora la persona esce dal suo stato depressivo….La rigidità o la tensione cronica diminuiscono la vitalità e abbassando l’energia. Alla nascita un organismo è nel suo stato più vivo e fluido, alla morte la rigidità è totale….le tensioni croniche persistono anche dopo la scomparsa dello stress che le ha provocate come atteggiamento corporeo o assetto muscolare inconsci.simili tensioni muscolari croniche disturbano la salute emotiva abbassando l’energia, limitandone la motilità ( il naturale e spontaneo gioco e movimento della muscolatura) e l’autoespressione….ogni muscolo contratto sta bloccando qualche movimento.il lavoro della bioenergetica sul corpo comprende trattamenti con le mani (massaggi, pressione controllata e leggeri contatti per rilassare i muscoli contratti) ed esercizi per entrare in contatto con le proprie tensioni e rilasciare tramite movimenti appropriati. Vengono eseguiti in sedute terapeutiche, in corsi e a casa….Gli esercizi:
1- aumentano lo stato di vibrazione del corpo
2- aiutano a radicarsi saldamente nelle gambe e nel corpo
3- rendono più profonda la respirazione
4- rendono più acutamente consapevoli di noi stessi
5-ampliare gli orizzonti dell’autoespressione.” (A. e L. Lowen, 1977)
Dagli anni 60 e 70 fiorirono approcci psicoterapeutici psicocorporei che integrano le scoperte delle neuroscienze.
Il corpo ha necessità di collegarsi ad un sentire originario, primitivo, selvaggio, connesso alla vitalità e al wilderness ovvero il rapporto con una natura incontaminata.
Una poesia di Thoreau (1817-1862) “Walden, ovvero la vita nei boschi ” ci fa intravedere questa parte vitale e selvaggia.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita. “(1977, p.133).
Anche Lowen rimanda a questa saggezza di vita nel libro ” paura di vivere” (1982).
La saggezza si unisce all’innocenza soprattutto nei bambini.
La saggezza è l’integrazione della comprensione (understanding), ciò che sta sotto, e conoscenza (knowledge).
La comprensione e la conoscenza che forniscono la saggezza in termini corporei bioenergetici, significa integrare la nuca al tronco del corpo ed anche l’emisfero destro del cervello (che riguarda l’esperienza sensibile sensoriale) con l’emisfero sinistro (ovvero con la sua componente analitica).
La comprensione (ciò che sta sotto) è diffusa in tutto il corpo, lo permea. Il bambino ha una sua intelligenza innata e quindi può interagire già attraverso tutti i suoi canali sensoriali con l’ambiente. L’ambiente accudente stimolante può aiutare lo sviluppo ulteriore di questa intelligenza innata attraverso la relazione e attraverso lo sviluppo sensoriale nella relazione.
L’innocenza e il radicamento nella vitalità corporeo emozionale condiviso con un altro essere umano accudente inizia dal parto quando il neonato percepisce per la prima volta i confini del proprio corpo venendo alla luce passando dal canale vaginale. Dal liquido avvolgente amniotico e dalla morbida e fusionale protezione della placenta sente nello sfregamento con il tunnel vaginale la transizione, il passaggio doloroso. Poi trova lo spazio dell’aria, mani che lo portano e lo sorreggono ma estranee.
E poi l’impulso del primo vagito, la fatica di scoprire l’incontro e il contatto con l’aria. Il neonato atterra in un ambiente sconosciuto e percepisce frustrazioni e paura.
E solo il contatto con la mamma può calmarlo, recuperando il suono della voce già conosciuta, il ritmo del battito del cuore, il calore, le braccia e le mani che avvolgono, contengono come l’antica placenta compagna del viaggio intrauterino. E da lì nasceranno con l’allattamento altri tipi di contatto per integrare un senso di sicurezza profonda e amorevole.
Queste esperienze corporee si sostanziano anche nel vissuto di un senso di unità, e di armonia.
Tutti gli approcci psicoterapeutici concordano su quanto l’accudimento che parte dal contatto fisico nella relazione madre- figlio sia
presupposto per una base sicura sia per un senso di sé sicuro e integrato, sia per relazioni sufficientemente sane e sicure da adulti.
In questo momento storico le istituzioni politiche italiane insieme a un comitato tecnico scientifico stanno richiedendo e imponendo in ogni ambito sociale delle misure restrittive nei confronti della popolazione, inclusi i bambini. Ritengono in maniera arbitraria e senza riscontri scientifici condivisi che queste siano le uniche modalità per affrontare una emergenza sanitaria.
Attraverso il distanziamento fisico obbligato (definito sociale) e l’utilizzo delle mascherine, e una continua igienizzazione di mani e superfici, rischia di venire inibito il normale sviluppo della socializzazione e della costruzione di significati condivisi sia nel sistema motivazionale del gioco sia in quello cooperativo.
Viene incentivato unicamente e ossessivamente in maniera paranoica un sistema di minaccia e di protezione da esso. Questo crea uno squilibrio come possiamo notare sia in ambito clinico che comunitario, lavorativo, scolastico.
Viene ostacolata quindi l’integrazione tra il sentire e il pensare, il relazionarsi con l’altro e con il proprio corpo.
Se è vero che la comprensione passa dalla sensorialità ed è necessaria nei bambini per una crescita sana, sappiamo altrettanto che la mancanza di contatto fisico può produrre uno stress nocivo . Questo distanziamento fisico, affettivo, relazionale prolungato nel tempo può causare un vero e proprio trauma. Da quasi un anno ci troviamo in questa condizione di isolamento totale alternato a distanziamenti fisici e i bambini stanno soffrendo queste limitazioni senza il sentore di una conclusione spesso a contatto con adulti spaventati che senza accorgersene ignorano i reali e fisiologici bisogni di crescita dei bambini.
Come si traduce su un piano psicobiologico il trauma ?
L’intensa emozione abbinata all’esperienza del trauma fa sì che i ricordi vengano dissociati dalla consapevolezza per poi essere immagazzinati in una memoria corporea (van de Kolk, 1994; van de Kolk e Fisler, 1995).
L’asse ipotalamo ipofisi surrene è un sistema che produce ormoni ed è la chiave per comprendere il trauma anche negli esseri umani. Nel disturbo post traumatico da stress c’è una codifica biologica specifica.
Pierre Janet (1925) é il primo ad aver studiato la dissociazione sistematica come risultato di un trauma.
Levine (1990, 1997) e Van de Kolk (1994) hanno affrontato i traumi con approcci integrati basati su una attivazione della memoria perduta insieme allo stato emotivo al momento dell’esperienza traumatica nel setting protetto e sicuro terapeutico.
Anche alcuni psicoterapeuti bioenergetici stanno affrontando i traumi dei bambini attraverso giochi bioenergetici da soli con il terapeuta e alcuni nel setting terapeutico insieme alla mamma nel contatto corporeo.
Di seguito vi indico alcune esplorazioni corporee madre e bambino proposte in ambito terapeutico bioenergetico al fine di integrare e armonizzare il processo di crescita del bambino attraverso la relazione e come risposta a traumi (inclusi abusi sessuali e maltrattamenti):
Questa possibilità di trauma nei bambini emerge anche all’interno dell’ambito scolastico, dove vivono sempre più costanti restrizioni e divieti di contatto.
I bambini fino ai 7 anni sono connessi a livello psicobiologico ed evoluzionistico a una crescita del corpo fisico e dei canali sensoriali e apprendono attraverso il contatto corporeo e l’imitazione. Le relazioni coi compagni è un incontro profondo, a partire dl corpo.
Da un punto di vista pedagogico e di crescita sana questi aspetti sono ormai riconosciuti universalmente a livello scientifico.
Desidero riportare le osservazioni di una donna di scienza, Maria Montessori, che ha rivoluzionato la pedagogia costruendo un metodo pedagogico che ha messo al centro il bambino e il suo processo fisiologico di crescita.
Nel libro ” La scoperta del bambino” al capitolo 9 Generalità sull’educazione dei sensi, scrive: ” ci proponiamo due scopi nell’educazione generale: uno biologico nell’aiutare il naturale sviluppo dell’individuo, e uno sociale per preparare l’individuo all’ambiente…Lo sviluppo dei sensi precede quello delle attività superiori intellettuali e nel bambino da 3 a 6 anni esso è nel periodo della formazione. Possiamo aiutare lo sviluppo dei sensi quando i bambini sono in quella fascia di età, graduando e adattando gli stimoli così come si deve aiutare la formazione del linguaggio prima che esso sia completamente sviluppato…. Il periodo della vita dai 3 ai 6 anni include un’epoca di rapida crescita fisica e di formazione delle attività psichiche sensoriali. Il bambino in questa età sviluppa i sensi, la sua attenzione é portata alla osservazione dell’ambiente. Gli stimoli e non ancora le ragioni delle cose, attraggono la sua attenzione. É l’epoca di dirigere metodicamente gli stimoli sensoriali affinché le sensazioni si svolgano razionalmente e preparino così la base ordinata a costruire una mentalità positiva al fanciullo. Questa è l’educazione fisiologica, che prepara direttamente l’educazione psichica, perfezionando gli organi dei sensi e le vie nervose di proiezione e di associazione. L’altra parte dell’educazione riguardante l’ adattamento dell’individuo all’ambiente è indirettamente toccata. Noi prepariamo così l’infanzia dell’umanità dei nostri tempi.
L’educazione dei sensi formando uomini osservatori non compie solo un ufficio generico di adattamento all’epoca presente della civiltà ma prepara direttamente alla vita pratica. Preparando l’osservazione abbiamo pure preparato le vie che conducono alle scoperte spirituali. Ci siamo fatti un’idea imperfetta di quanto occorra alla pratica della vita. Siamo partiti dalle idee per discendere alle vie motrici. Così l’educazione è stata sempre quella di insegnare intellettualmente e poi di far eseguire. In genere insegnando parliamo dell’oggetto che ci interessa e tentiamo di indurre lo scolaro quando ha capito a eseguire un lavoro in rapporto con l’oggetto. Spesso lo scolaro che ha capito l’idea trova enormi difficoltà nell’esecuzione del lavoro che da lui si richiede, perché manca all’educazione un fattore di prima importanza: il perfezionamento delle sensazioni. Lo stesso dicasi per quanto concerne un lavoro manuale e in generale per l’addestramento a tutte le arti e mestieri. Ognuno deve imparare per mezzo di ripetuti esercizi, e imparare implica una educazione dei sensi da intraprendere in età avanzata.”
Maria Montessori ci dice che per imparare un mestiere soprattutto artistico o raffinato, manuale, artigianale è indispensabile un apprendimento che è più ricettivo nell’età dai 3 ai 6 anni in quanto c’è una tendenza naturale a perfezionare i sensi ed il movimento. Questa capacità è molto importante anche nell’arte medica in quanto serve una capacità discriminativa degli stimoli sensoriali per una corretta valutazione diagnostica del paziente.”
Continua ancora la Montessori dicendo che un vero medico deve raccogliere stimoli termici dal paziente deve avere anche l’orecchio per distinguere anche i toni del cuore. Un medico quindi può essere dotto di intelligenza senza essere un buon pratico. …..L’educazione dei sensi in età adulta è difficile quindi è necessario iniziarla nel periodo formativo se vorremo in seguito con l’educazione perfezionarla e applicarlo in ogni forma di cultura. Devi iniziare con metodo nell’età infantile e continuare durante l’istruzione scolastica che dovrà preparare l’individuo alla vita pratica nell’ambiente. Altrimenti isoliamo l’uomo dall’ambiente. Con la coltura intellettuale crediamo di completarle i bambini, ma in verità facciamo dei pensatori atti a vivere fuori del mondo, non degli uomini pratici. E allorché volendo provvedere con l’educazione alla parte pratica della vita ci limitiamo a esercitare le vie dell’azione trascurando la parte fondamentale dell’educazione pratica, quella che pone l’uomo in diretto rapporto col mondo esterno.
Educazione estetica e morale sono collegati strettamente con quella sensoriale. Moltiplicando le sensazioni e sviluppando la capacità di apprezzare le minime quantità differenziali tra gli stimoli si affina la sensibilità e si moltiplicano i godimenti. La bellezza è nell’armonia e l’armonia è affinità onde occorre finezza sensoriale per percepirla. L’armonia estetica della natura e dell’arte sfuggono a chi ha sensi rozzi. Il mondo allora è ristretto e aspro. La Montessori ci mette in evidenza quindi che l’anestesia sensoriale o uno sviluppo approssimativo e rozzo dei canali sensoriali porta alla ricerca di abitudini viziose basate su godimenti grossolani fondati su sensazioni forti e aspre. Tutto ciò conduce a una dipendenza da stimoli più accentuati. Da un punto di vista fisiologico l’importanza dell’educazione dei sensi risalta osservando lo schema dell’ arco diastaltico, rappresentante in sintesi le funzioni del sistema nervoso.
Maria Montessori si concentra molto sull’ aspetto della percezione nel bambino per lo sviluppo sano e integrale. Possiamo mettere in evidenza come attualmente nel sistema scolastico sia dominante un approccio cognitivo e informativo, cioè in cui si vogliono sul piano teorico e non percettivo passare nozioni senza processi deduttivi, empirici. A ciò si aggiunge in seguito alle misure restrittive del 2020, la sospensione di materie come la ginnastica che coinvolge la coordinazione e regolazione, equilibrio del corpo, oltre che processi di sperimentazione che coinvolgono anche motivazioni di cooperazione e gioco.
La materia musicale che mette al centro l’espressione vocale, sia singola che di gruppo (il coro) è stata limitata e anche certi strumenti a fiato come il flauto non possono essere suonati.
Un gruppo di maestre sul territorio italiano, che promuovono la pedagogia Steiner Waldorf, e si occupano dei bambini in età prescolare, hanno stilato il 25 maggio 2020 riflessioni pedagogiche in cui ci dicono che la capacità di riconoscersi reciprocamente è stata in tante situazioni di emergenza del passato la risorsa nobile per risollevarci insieme in un anelito comune. “Questa risorsa si genera solo e unicamente nella vicinanza,nella prossimità, nella possibilità di un incontro che promuove il senso di una appartenenza. Credere che ciò possa essere surrogato da una qualsiasi esperienza virtuale significa avere rinunciato a comprendere l’uomo e la vita per quello che sono.”
Queste maestre ci spiegano i danni che possono causare il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine su bambini in ambito pedagogico. In maniera scientificamente corretta ci spiegano come fin dalla nascita il riconoscimento del viso di chi accudisce il neonato accompagna un graduale riconoscersi del proprio sé per il cammino evolutivo.
Una ricerca dell’Università di Trento mette in luce la predisposizione innata alla nascita al riconoscimento del volto umano. Tale sistema a 2 mesi viene sostituito da un meccanismo neurale basato sull’esperienza per la maturazione della elaborazione facciale.
Il volto della figura di riferimento nella sua interezza ed espressività guida e orienta il bambino nella comprensione delle emozioni. La prima alfabetizzazione emotiva avviene nell’incontro del bambino con il volto della mamma. Il bambino cerca volto nella interazione.
Lo studioso Semir Zeki che ha scoperto le principali aree visive del cervello e la loro specifica funzione, ci spiega che una intera area della corteccia è specializzata nel riconoscimento dei volti.
Il volto dell’altro è il ponte d’eccellenza per entrare in una nuova relazione al di fuori del contesto familiare. All’inizio il bambino ha una esperienza polarizzata del viso della madre : BUONO o CATTIVO. Gradualmente arricchisce la lettura del volto.
Essendo questa competenza connessa a una area specifica cerebrale, per essere sana e accrescere necessita di essere tenuta viva e allenata.
Se viene sottratta l’esperienza del volto il bambino cercherà altri canali, indebolendo la codifica visiva del volto.
M.Spitzer mette in luce come nel neonato la mimica facciale sia mezzo di connessione tra le espressioni del viso degli adulti a lui vicini e il suo sviluppo motorio. Lo sviluppo motorio insieme all’esperienza sensoria è la base per lo sviluppo di capacità più astratte di pensiero, inclusa la pianificazione, il giudizio, senso critico, la volontà della azione.
Gli studi di Farah e Tanaka ( part whole task 1993) evidenziano una,elaborazione olistica del volto , per cui le singole strutture faccialibnon sono percepite indipendentemente l’una dall’altra, bensì sono integrate in una unica rappresentazione.
La teoria dei neuroni a specchio rende possibile la spiegazione neurobiologia dell’empatia.
Cosa accade quando un volto è parzialmente celato (occhi o bocca ad esempio)?
Un volto non riconoscibile non è autentico per chi lo percepisce. In ambito educativo questo toglie autenticità all’educatore ma anche ai bambini ora obbligati dai 6 anni all’uso della mascherina a scuola. Un volto non visibile scompone l’integrazione olistica ed è perturbante e angosciante per i bambini che non possono cogliere l’intenzionalità, l’emozione.
Il volto semicoperto mina la fiducia alla base della relazione maestro allievo.
Nella rivista scientifica Research Square sono indicati i primi risultati di un registro in tutta la Germania sulla copertura della bocca e del naso (maschera) nei bambini.
Questo studio preliminare nasce da segnalazioni rispetto a danni fisici e psichici su bambini e adolescenti causati dall’indossare la maschera.
Presso l’Università di Witten / Herdecke è stato creato un registro online in cui genitori, medici, pedagogisti e altri possono inserire le loro osservazioni. Il 20.10.2020 è stato chiesto a 363 medici di effettuare iscrizioni e di sensibilizzare genitori e insegnanti sul registro.
Quali sono i risultati?
Al 26.10.2020 il registro era stato utilizzato da 20.353 persone. Nella pubblicazione sono riportati i risultati dei genitori, che hanno inserito i dati su un totale di 25.930 bambini. Il tempo medio di utilizzo della maschera era di 270 minuti al giorno. I disturbi causati dall’uso della maschera sono stati segnalati dal 68% dei genitori.
Questi includevano:
-irritabilità (60%),
-mal di testa (53%),
-difficoltà di concentrazione (50%),
-meno felicità (49%),
-riluttanza ad andare a scuola / all’asilo (44%),
-malessere (42%)
-disturbi dell’apprendimento (38% ) -sonnolenza o affaticamento (37%).
Le maestre waldorf ci spiegano inoltre che soprattutto nella fascia fino ai 6 anni la cura degli adulti in ambito pedagogico e scolastico si realizza verso i bambini nella PROSSIMITÀ.
Bowlby ha messo in evidenza la tendenza innata dell’individuo a mettersi in relazione agli altri, interiorizzando queste relazioni fino alla costruzione di strutture intrapschiche denominate modelli operativi interni.il bambino potrà crearsi una immagine di sé e delle relazioni che lo accompagneranno.
Vygotskij e evidenzia che l’identità si forma attraverso la relazione con gli altri e così anche l’apprendimento.
La relazione educativa a scuola (fino ai 6 anni)significa” soccorrere, consolare, accogliere con un abbraccio tenere per mano,asciugare lacrime, incoraggiare con una carezza”.
L’educatore ha il compito di fare sentire al bambino che il mondo è buono, è spazio da esplorare,pieno di meraviglia.
Il diniego del contatto contribuisce ad attivare la paura dell’altro,con la conseguente necessità di proteggersi da un mondo pericoloso.
Viene attivato da genitori ed educatori il sistema motivazionale della minaccia fin dalla più tenera età, disinnescando o riducendo il sistema di esplorazione e il sistema della serenità e della vera sicurezza (safeness).
Cortesi e Ricci Bitti rilevano come vicinanza e distanza e volto statico suano parti della comunicazione non verbale e dei processi sociali.
“Un bambino che sente il desiderio di abbracciare il maestro invia un messaggio significativo per la loro relazione, se questo messaggio viene rifiutato, appare un segnale comunicativo con conseguenze significative”.
Nei bambini fino ai 6 anni la comunicazione è basata sul corpo e il rifiuto di un abbraccio puó avere rischi disintegranti, anche se un maestro può comunicarne il senso sul piano verbale.
“Il contatto corporeo è la forma più primitiva di azione sociale. Interessa molteplici parti del corpo, può assumere forme diverse quali: abbracciare, accarezzare, baciare, leccare, stringere, pizzicare, colpire…Possono essere atti attivi o passivi. Tutta la fase esplorativa che i maestri devono stimolare nei bambini piccoli, quale tramite per entrare in relazione con il mondo, in tutta la sua necessaria fisicità, vede il bambino attivo nella ricerca del contatto corporeo…se la distanza è minima possiamo percepire il calore e l’operato dell’altro. Se la distanza aumenta ci facciamo aiutare da vista e udito. Aumentando la distanza diminuisce l’efficacia della percezione sensoriale, impoverendo l’esperienza.
Franco Fabbroni docente di pedagogia e formatore d’eccellenza di tantissimi pedagogisti, sostiene che lo spazio dell’apprendimento non può essere confinato nell’aula creando uno “stato di intossicazione”, la “socializzazione resta soffocata in gruppi chiusi,…gli interessi potrebbero logorare o sclerotizzarsi….la percezione potrebbe irrigidirsi e deformarsi….la creatività resterebbe imprigionata”
Frabboni fa riferimento a una scuola dove ancora non esisteva uso di mascherine , distanziamento sociale e spazi delimitati ben precisi, con limitazioni anche di attività motoria.
Franco Fornari ci spiega come il primo sorriso che il bambino fa intorno al terzo mese di vita è la sua risposta al fatto che si sente presenziato dalla madre, in particolare dal volto associato alla presenza buona che soddisfa i bisogni del bambino. Il primo stimolo legato all’essere saziato dal seno materno, si trasforma in un nuovo bisogno che si esprime nel desiderio di essere presenziato dal volto materno anche quando é sazio.il volto conferma la presenza buona e accudente. Se questo bisogno viene disatteso il bimbo cerca di affrontare la frustrazione con un oggetto inanimato che resta sempre assieme al bambino, non si allontana mai, definito da Winnicott oggetto transizionale. Solitamente è un oggetto morbido come una copertina o un peluche e ha il compito di presentificare nel non-Sé la presenza originaria buono.Si costituirebbe come il ricettacolo coatto della presenza buona, come spazio limitato in cui il bambino si aggrappa in modo rigido, per evitare l’esperienza di perdita dell’unica possibilità per verificare l’originaria presenza buona.Tuttavia emergerà anche la presenza cattiva, così questa proiezione di buono e cattivo nell’oggetto transizionale sarà la difesa da ansie depressive e persecutorie.
Potremmo riflettere sul fatto che oggi un oggetto transizionale venga sostituito da un oggetto tecnologico come un cellulare, un tablet o la televisione che è artificiale ma non è del tutto inanimato col il rischio ulteriore di confondere il virtuale con il reale, incluse le relazioni stesse.
Desidero riportare una ricerca scientifica connessa ai danni causati dall’isolamento anche se il riferimento non è relativo ai bambini. Questo studio tuttavia è prezioso per la comprensione della prossimità e del contatto tra esseri umani come condizioni costitutive essere umano e il suo benessere individuale e collettivo.
Nella rivista scientifica francese L’Encéphale (2020) emerge in un articolo come gli effetti psicologici dell’isolamento sono già stati descritti in letteratura relativamente ad esempio alle spedizioni polari, e alla condizione di prigionia. Tuttavia, l’entità del contenimento implementato durante la pandemia COVID-19 è stato inedito. Non dobbiamo solo rileggere gli studi pubblicati, ma anche anticipare i problemi e gli effetti psicologici. In questo studio si va
oltre la letteratura COVID-19 per esaminare le implicazioni delle conseguenze note date dalla
reclusione.
Quali sono le conseguenze della reclusione per un periodo protratto nel tempo?
-noia,
-isolamento sociale
-stress
-mancanza di sonno,
– disturbo d’ansia
– stress post-traumatico
– depressione
-comportamento suicidario, -comportamento di dipendenza,
– violenza
I punti di vigilanza da studiare sono anche i disturbi alimentari, allucinazioni, curiosamente ignorato nella letteratura sul contenimento, mentre una vasta letteratura fa il collegamento tra isolamento sociale e allucinazioni.
Alexander Lowen Nel libro “la spiritualità del corpo- l’armonia del corpo e della mente con la bioenergetica”(1990) ci racconta che è solo nella perfetta armonia tra corpo, mente ed emozioni che possiamo raggiungere un senso di integrità morale e personale di amore per gli altri e rapporto con il divino. Grazie a questo sublime equilibrio è possibile conseguire quello stato di Grazia tanto difficile da ottenere nella vita odierna. La salute ha una forza spirituale, ci dà una sensazione di vivacità e piacere corporeo che a volte si intensifica fino alla gioia. Ed è uno stato in cui avvertiamo un’affinità con ogni creatura vivente, riconosciamo il nostro legame con il mondo. Il dolore ci isola e ci separa dagli altri. La duttilità e la flessibilità sono segni di buona salute. La grazia spirituale comporta la sensazione di un legame con un ordine Superiore. La vera Grazia non si impara perché é un dono di natura che l’uomo riceve in quanto creatura di Dio. Quando la si perde la si recupera solo a patto di stabilire la spiritualità del corpo e per poterlo fare dobbiamo capire perché e come la si è persa. La grazia può essere un criterio per la valutazione della salute, potremmo comprendere molti problemi emotivi che affliggono gli esseri umani sviluppando la grazia corporea che promuove la salute stessa. Nel concetto di Grazia, spirito e materia sono congiunti e in alcune concezioni teologiche la grazia è l’influenza divina che agisce nel cuore per rigenerarlo, santificarlo e conservarlo. Possiamo anche vedere la grazia come lo spirito divino che agisce nel corpo umano. Lo Spirito Divino è sperimentato come Grazia naturale del corpo e delicatezza di comportamento verso tutte le creature di Dio, è uno stato di santità, di pianezza, di legame con la vita, di unione con il divino.
Gli esseri umani sono creature spirituali. Quindi c’è un rapporto tra spiritualità e salute. La perdita del senso del nostro legame con le altre persone, gli animali e la natura provoca isolamento, solitudine, è vuoto che può portare alla depressione o al ritiro schizoide.
Nei pazienti depressi ad esempio che tendono ad essere stati da bambini buoni in attesa che i genitori gli dicessero cosa dovevano fare hanno un calo di energia, una limitazione nella respirazione e una limitazione di movimenti e desideri. Da adulti questi bambini buoni diventano lavoratori produttivi ma non sono vivaci o aggraziati se non avverrà nella loro personalità una trasformazione radicale. Il corpo quindi rispecchia le nostre esperienze. Ed è fatto dalla nostra storia di sotto.
Quando si spezza il collegamento col mondo esterno, viene meno anche il collegamento con il proprio sé corporeo. Ciò comporta una riduzione della vitalità del corpo e un calo del suo stato energetico. Gli occhi sono finestre dell’anima e vi possiamo scorgere la vita dello spirito. Quando lo spirito è assente come nella schizofrenia gli occhi sono senza espressioni . Nella depressione sono tristi e in molti casi si può vedere la profonda disperazione. Nella personalità borderline lo sguardo è spento. Posso aggiungere che la paranoia può portare uno sguardo spaventato e che mantiene una distanza con l’altro a livello del corpo anche.
In questo momento di pandemia del terrore del contagio, sia in ambito clinico, sia in ambito sociale, osservo sguardi spaventati portatori della paranoia di essere contagiati o di contagiare, mentre la bocca é imbavagliata e il sorriso sociale è interdetto. Gli sguardi sono evitanti e il portamento chiuso, curvo.
Le persone che hanno lo sguardo luminoso invece tendono a guardarsi direttamente a vicenda, a stabilire un contatto oculare. Il colorito e il calore della pelle sono dovute al sangue che affluisce verso la superficie del corpo e il sangue proviene dal cuore e agisce sotto l’influsso dello Spirito Divino. La malattia spesso é uno squilibrio di forze dovuto al predominio della mente sul corpo.
L’oriente ha manifestato per la natura un rispetto superiore a quello dell’Occidente nella convinzione che il benessere dell’uomo dipende dall’armonia con essa. ll Tao é la via della natura. L’occidente almeno negli ultimi secoli ha mirato al potere e al controllo della natura e ciò è una differenza che rispecchia anche il suo atteggiamento verso il corpo. L’uomo occidentale pensa al corpo in termini di idoneità, idoneità al lavoro della vita allo stesso modo in cui deve essere idonea una macchina all’esecuzione di un proprio compito. Le pratiche orientali, la via di conoscenza dello Yoga o del Tai Chi riflettono l’interesse per la vitalità e la qualità spirituale del corpo.
La grazia possiamo ritrovarla nell’ integrazione di tutte le parti del corpo e quindi dell’integrazione tra il pensiero nel capo, le emozioni e i sentimenti nell’area del cuore connessi anche all’affettività e le pulsioni connessi all’azione nella parte del bacino. La bioenergetica ci parla proprio di questa integrazione e dell’armonia di questa integrazione e nel caso di traumi, di conflitti che sono andati a inficiare questa armonia nell’interesse del corpo. Lo scopo è proprio recuperare questa Armonia o provare comunque a entrare in un processo di integrazione di unione.
Anche Rolando Toro, psicologo, pedagogo, antropologo, pittore, musicista e poeta nella biodanza scopre l’essenzialità dell’integrazione delle parti del corpo e soprattutto la necessità di riabilitare con piacere il corpo fisico. Abitare il corpo e averne cura è un processo di guarigione. E il primo movimento spontaneo dell’essere umano adulto e integrato è la camminata. La camminata che coinvolge un movimento del bacino, le spalle, le braccia e porta un movimento simmetrico del lato destro, del lato sinistro, permette un’espressione più autentica, aumentando il livello dell’ energia vitale e della gioia. Rolando Toro parla appunto dell’integrazione dei tre centri bacino spalle e collo per poter stare nel qui e ora a contatto con il proprio sentire e le proprie emozioni. Il movimento sentito e non meccanico, il movimento vivo ed emozionato é ciò che lui definisce vivencia. La biodanza, di cui Rolando è l’ideatore dal 1977, attraverso il facilitatore nel gruppo, porta alla crescita delle 5 linee di vivencia: vitalità, creatività, sessualità, affettività e trascendenza.
Questi processi si attivano in un ambiente accogliente, sicuro, non giudicante che è il cerchio del gruppo biodanzante. La linea dell’affettività passa dalla relazione coi propri pari nel gruppo attraverso l’incontro di sguardi, il contatto modulato a coppie e in gruppo. La biodanza costruisce integrazione attraverso processi non verbali, più corporei. Solo all’inizio delle sessioni ci può essere una breve condivisione verbale di vissuti.
Alla luce dei sistemi motivazionali di cui abbiamo parlato metto in luce che la biodanza rinforza e indirettamente ripara le carenze dei sistemi motivazionali di accudimento, attaccamento, di gioco, di cooperazione. E in molte occasioni attiva anche la motivazione della compassione come motore per accogliere se stessi nel gruppo e gli altri membri. Infatti la trascendenza è la vivencia più profonda in cui la biodanza accompagna letteralmente per mano verso una percezione di appartenenza a un cósmos molto più vasto che include tutti noi esseri umani, la natura,e che pone al centro la vita stessa.
Nel contatto fisico delle mani, delle carezze, di danze creative,( anche a coppie) di fluidità, di ritmo, di sinuosità si ritrova una essenza primordiale che pare perduta. Inoltre c’è il rispetto e l’incontro dei tempi reciproci attraverso le danze di sincronicità.
Il senso di gruppo come contenitore sicuro e amorevole permette di attivare il sistema motivazionale di esplorazione, ricerca curiosa e gioiosa.
Il gruppo è anche il contenitore delle emozioni forti, dei processi dolorosi che scorrono come l’acqua.
Ciò che voglio sottolineare come praticante di biodanza e osservatrice clinica di processi psicosomatici, è che le relazioni e l’affettività si rafforzano anche in biodanza attraverso il contatto fisico dal primo momento a partire dal semplice e archetipico gesto di darsi la mano in cerchio , danzando come nel girotondo dei bambini, senza che ci siano costrizioni o gesti obbligati.
Senza questa risorsa di base del contatto anche il mondo della biodanza in questo momento è in crisi e si sta ponendo molte domande.
E di nuovo in bioenergetica Alexander Lowen nel suo libro Il piacere ci racconta dell’importanza del recuperare il piacere del sentire, del movimento senza un obiettivo o una prestazione, il movimento del piacere fine a se stesso come fanno i bambini quando saltano di gioia, fanno capriole,corrono dalla felicità quando esultano e gridano dalla sorpresa e dalla meraviglia. Il piacere, il gioco che porta in sé l’immaginazione e del facciamo finta che.
L’integrazione con il proprio corpo avviene dalla nascita attraverso il contenimento e il contatto amorevole della madre con il bambino.questa presa di cura attraverso lo sguardo attraverso l’espressione di tutto il viso e attraverso l’abbraccio e il sostegno del tutto il corpo. Il neonato percepisce che corpo gli appartiene attraverso il contatto con la propria madre tramite i tutti i canali sensoriali che gli offrono un porto sicuro Da qui può partire per una esplorazione delle proprie parti del corpo ( all’inizio i piedi e le mani) per poi iniziare a esplorare degli oggetti e gradualmente conquistando la possibilità di stare seduto e poi di ruotare, di rotolare e poi di andare a quattro zampe,di gattonare ed infine di camminare, correre.
Può iniziare a conquistare il mondo, a sentire la gioia e il piacere dell’esplorazione e di poter incontrare anche altri esseri umani in maniera attiva con spirito di iniziativa, come un vero esploratore, con coraggio, con grande curiosità.
Questo è ciò che abbiamo il dovere morale e il diritto di recuperare per noi esseri umani e per i nostri figli, che saranno il futuro dell’umanità. Dobbiamo recuperare il contatto con il nostro corpo fisico, con il nostro respiro.
Dobbiamo recuperare la relazione con l’ altro grazie all’abbraccio vero coi nostri simili.
L’umanità non puó evolvere nell’ idea che la tecnologia e il distanziamento sociale possono essere la panacea per la sicurezza della salute organica.
Non possiamo barattare in nessun modo le relazioni, il contatto autentico con il proprio sé e con gli altri con surrogati mediatici nel proprio loculo domestico.
Lo scenario di singoli esseri umani isolati nella propria casa a lavorare, a stare coi propri figli a loro volta connessi ai docenti tramite la didattica a distanza, e mantenendo dei contatti relazionali tramite cellulari e videochiamate.
È davvero apocalittico e svilente per una crescita di consapevolezza dell’essere umano.
Da essere umano, da psicologa, da insegnante di yoga e da madre, sento il desiderio, l’ardore e la volontà di difendere l’idea di una vera umanità, che abita il proprio corpo e che si relaziona ai propri simili attraverso il corpo, lo sguardo, i sorrisi, gli abbracci.
Riporto alcuni insegnamenti di Steiner per l’evoluzione umana di questa epoca.
Nel 1919 Steiner formò maestri per l’apertura della prima scuola Waldorf.
La presentazione dei 12 sensi dell’essere umano di cui i 5 conosciuti a livello scientifico sono quelli fisici, fu essenziale. Il senso del tatto con cui il bambino può esplorare il mondo dei materiali naturali è uno dei compiti centrali nella educazione dei bambini in età prescolare. È un processo fisiologico per una sana relazione con il mondi e con se stessi.Le esperienze dirette nel tastare il mondo e gli altri non sono sostituibili da immagini digitali in quanto queste ultime escludono sia l’esperienza tattile che il senso dell’olfatto, sia la percezione termica del calore.
Steiner sosteneva che le 12 finestre sensorie si sviluppano in un processo evolutivo. La cura degli organi di percezione fisici permettono di attivare gli organi di percezione interiore come la percezione del linguaggio, della parola e dell’Io dell’ altro.
Il senso del tatto esperito attraverso la pelle è in relazione con lo sviluppo dell’Io altrui.
Il bambino va messo nelle condizioni di percepire in modo vero il mondo attorno a sé, a contatto diretto con la Natura , con gli educatori e i compagni oltre che con i genitori.
Questi sono i mattoni per costruire la casa, ovvero l’essere umano compiuto, che può perseguire il compito evolutivo di incontrare la propria coscienza e metterla in relazione con la coscienza dell’altro.
Il bambino va educato alla libertà.
La vera educazione va al di là dei metodi educativi basati su minaccia, paura o sulla grandiosità delle ricompense. La scuola non deve preparare a fare un mestiere bensì ha il compito prezioso e di grande responsabilità di accompagnare il bambino, in collaborazione profonda con la famiglia, a Esserci nel mondo con le proprie peculiarità e con uno sviluppo armonico dei suoi costituenti: corpo fisico, vitale (eterico), emotivo (astrale) e l’Io cosciente.
Questa è la base per sviluppare la società del futuro fondata su principi di verità e libertà.
Per concludere voglio rimanere nella speranza che l’essere umano si risvegli da un incantesimo che ha addormentato la sua anima da molto tempo. Vi invito alla lettura della fiaba di Rosaspina, conosciuta anche come La bella addormentata, che nella versione originale dei fratelli Grimm ci parla di questo incantesimo.
Interessante osservare come l’incantesimo avvenga attraverso la puntura della spola che infrange la purezza e l’integrità dell’anima.
Qualcosa di esterno invade la purezza della principessa. La parte dimenticata, la fata che non era stata invitata alla nascita rappresenta il rifiuto , quella parte buona rigettata e che ha sete di vendetta. È una parte necessaria, l’ostacolo che va ad addormentare l’anima e tutto ciò che le sta attorno. Tutto si ferma, si congela, in una perfezione senza spazio e senza tempo.
Non ci sono relazioni, non c’è più il flusso pulsante della vita.
Il principe, che è lo spirito, è richiamato a cercare di risvegliare l’anima guidato dall’intuizione e supportato da correnti spirituali che agevolano il passaggio. I rovi infatti si ritirano spontaneamente.
Eccoci…lo spirito in questo freddo sociale e distanziate che ha addormentato le anime, sta ricercando la sua principessa per risvegliarla e riportarla alla vita e trasformarla in anima senziente in un corpo fisico vivo e al servizio anch’esso dello spirito.
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Ringrazio di cuore il gruppo di SinergEtica, movimento di libera psicologia di cui faccio parte poiché mi sta dando l’opportunità di stare in relazione con il mio sentire e di dare un contributo attraverso una zelante cooperazione di tutti e un rispetto reciproco anche delle nostre peculiarità, per dare ricchezza nella speranza e fiducia di una vera umanità
Elsevier, L’Encéphale 46 (2020) S43–S52 In f o a r t i c l e, Historique de l’article : Rec¸ u le 15 avril 2020
Accepté le 17 avril 2020, Disponible sur Internet le 22 avril 2020