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Senso di colpa e responsabilità: quali differenze?

E’ indispensabile fare una netta distinzione fra senso di colpa e consapevolezza di una colpa (o di una responsabilità). Occorre comunque indicare in due modi due stati d’animo radicalmente diversi.

La persona che volontariamente o non volontariamente, consapevolmente o inconsapevolmente ha danneggiato qualcuno e riconosce la sua responsabilità, prova dolore per la persona danneggiata. Il dolore riguarda qualsiasi perdita, sia una perdita che abbiamo subito, sia una perdita che per un nostro errore qualcun altro ha subito. Come ogni altro tipo di dolore, quello che sentiamo ed esprimiamo col pianto quando siamo consapevoli di un nostro errore, è semplicemente un’esperienza che facciamo, che vorremmo non fare, ma che comunque fa parte della nostra vita.

Col tempo fa meno male. Anche col perdono delle persone offese fa meno male. In ogni caso, quel dolore costituisce un passaggio da sperimentare. E’ semplicemente un fatto della vita.

Il senso di colpa, invece è sempre e comunque una difesa, è sempre e comunque irrazionale ed è irrilevante sia per la persona che si affligge che per la persona eventualmente danneggiata.

Il senso di colpa protegge dal dolore in vari modi. I vantaggi ricavati dall’operazione difensiva consistente nel ritenersi e sentirsi colpevoli sono illusori.

Una delle principali componenti del senso di colpa è un particolare dialogo interno. Il cliente lavora sulla consapevolezza che nel dialogo interno ricalca un dialogo esterno storicamente significativo, ovvero include un insieme di accuse, pretese e svalutazioni che la madre (o il padre) formulava nei riguardi del bambino. Il fatto che il destinatario dei messaggi fosse un bambino con un forte senso di dipendenza da chi pronunciava quelle sciocchezze, ostacolava una valutazione critica del messaggio. Spesso i bambini devono scegliere fra sentirsi colpevoli e “in compagnia” di un genitore che “li capisce” oppure innocenti ed in balia di un genitore che non ha contatto affettivo rischiando il vissuto di solitudine e abbandono.

In altri casi il senso di colpa serve a mantenere un’immagine di sé onnipotente. Avere delle colpe significa avere un potere. Avere una colpa significa anche che si sarebbe potuto agire diversamente, determinando così un altro corso degli eventi. La classica esclamazione, magari accompagnata da un pianto fasullo, del tipo ” Mia moglie non mi avrebbe lasciato se non l’avessi tradita” serve esattamente a non elaborare il dolore di un rapporto finito. Magari bastasse essere fedeli per non essere lasciati! Sentirsi colpevoli in una situazione del genere significa salvare l’idea che siamo stati noi la causa di un fatto doloroso e che quindi non abbiamo “subito” nessun abbandono (e potremo anche essere al sicuro in futuro se agiremo in un altro modo). Il senso di colpa riduce il contatto con la fragilità, con l’impossibilità di determinare certe situazioni e con molte altre cose dolorose che fanno parte della vita umana.

Ci si può anche sentire in colpa per ottenere (pseudo)affetto sotto forma di interventi consolatori, sostegno, comprensione, o per altri motivi. In ogni caso, quando si nota un senso di colpa è importante cercare altrove il vero problema, anzi, il vero dolore.