Ascolto profondo e sintonico

La parola chiave per accedere all’altro
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Terapia fondata sull’ascolto empatico

Quali sono le qualità specifiche dell’ascolto profondo?

Il protagonista è il paziente con la sua sofferenza che deve avere il coraggio di aprirsi, di confidare e condividere con l’altro, l’ascoltatore, le proprie sofferenze. Come nel teatro greco il protagoniata è il primo attore al centro della scena, che esprime il proprio dramma interiore, i propri conflitti emozionali, assumendosi così la piena responsabilità della propria vita, senza delegare all’altro, l’ascoltatore, il terapeuta, la soluzione. L’altro accompagna in questo viaggio il protagonista, come Virgilio ha accompagnato Dante nei meandri spiraliformi del suo viaggio interiore senza tuttavia rubargli la possibilità di scoprire e comprendere da sé la strada.

Le pene che vengono condivise con l’altro prendono una forma, un sapore, un gusto differenti e la visione si amplia, consente un respiro più pieno. Si esce dal cerchio stretto, opprimente dei propri pensieri ossessivi, negativi, privi di una luce di speranza. L’ascoltatore deve accettare il proprio senso di impotenza, frustrazione nel non potere offrire consigli, interpretazioni che in apparenza creano l’illusione della soluzione. Accogliere e condividere la sofferenza, il dolore sordo della perdita, del lutto , della separazione porta a riscoprire in profondità la forza, la pulsione verso la vita, le risorse interne. Il dolore algido lascia il posto al dolore caldo delle lacrime per poi accedere alla nostalgia e di nuovo al ritmo della vita, attraverso le stagioni più austere fino alla rinascita della speranza e dell’amore, sempre in presenza dell’ascolto rispettoso e accogliente dell’altro.

Per offrire l’ascolto al paziente abbiamo da evitare alcune modalità tipiche del dialogo distonico della madre verso il bambino:

  • invasione dei confini attraverso un parlare incessante, un fiume di parole che straripa dagli argini
  • l’interruzione brusca, prematura, frequente che limita la possibilità dell’altro di compiere da solo pensieri, azioni, bloccando il flusso pulsionale interno
  • la dissonanza tra il contenuto delle parole gradevoli e il canale non verbale distaccato, con uno sguardo evitante e un tono disinteressato
  • l’interpretazione personale che ignora in realtà il mondo dell’altro, distorcendo la realtà
  • la negazione dell’importanza di ciò che esprime l’altro sia sul piano verbale che non verbale
  • la proposta di consigli pragmatici o rigidi verso la risoluzione o di insegnamenti assolutistici
  • il sarcasmo, la ridicolizzazione, la denigrazione
  • il cambiamento continuo di argomenti
  • il giudizio e l’etichettamento dell’altro
  • l’opposizione
  • l’impazienza di aspettare il turno per intervenire
  • il predicare moralistico con l’imposizione dei propri valori e idee come giuste

L’ascolto profondo da parte del terapeuta crea uno spazio interiore nel protagonista, con l’attenzione verso il respiro, i gesti, le parole, le emozioni. Lo scoglio da superare per il paziente è la vergogna di mostrare all’altro la propria fragilità, la propria debolezza e vulnerabilità. L’ascoltatore può mostrare interesse e disponibilità ad accogliere la storia dell’altro, il suo vissuto, in maniera semplice, calorosa, accogliente e non artefatta.

Chiedere il permesso di entrare nelle emozioni intime, di bussare rispettosamente alla porta dell’altro è necessario, soprattutto se si tratta di affrontare un trauma.

Il rispetto dei confini dell’altro è la chiave di accesso primaria: raccontarsi non è un obbligo ma una possibilità, una scelta, così come è una possibilità il contatto corporeo e la qualità del contatto (stretta della mani, l’abbraccio..).