La difficoltà nel controllo degli impulsi è presente in molte psicopatologie ed è causa di comportamenti nocivi verso se stessi e verso gli altri. L’impulso/atteggiamento che è stato maggiormente preso in considerazione è quello di tipo aggressivo poiché esso manifesta un potenziale offensivo più accentuato.
L’aggressività, secondo la prospettiva psicodinamica, indica un nucleo del Sé mal tollerato dall’Io in quanto espressione della rabbia. Tale rabbia deriva dalla mancato soddisfacimento di un bisogno indipendente dalla natura di quest’ultimo. La frustrazione del non poter riuscire a realizzare un bisogno può divenire insopportabile o intollerabile. L’aggressività è direttamente proporzionale al grado di frustrazione. Inoltre quanto più la rabbia, come emozione correlata, viene repressa, ignorata, giudicata, tanto più essa richiede di essere espressa, canalizzata, e soprattutto integrata agli altri nuclei. Dunque se la frustrazione aumenta e non trova possibilità nemmeno di essere espressa attraverso il corpo, o la parola, o il sostegno di altri, ecc… diviene una energia potente e pericolosa per il soggetto che non ne ha consapevolezza e padronanza.
I bisogni del soggetto possono poi essere di natura primaria o secondaria in relazione alla scala dei bisogni di Maslow il quale indicò tra i bisogni primari quelli quelli infantili, basilari per la sopravvivenza, ad es. i bisogni fisiologici della fame, della sete, dell’igiene e ancor più i bisogni di cura e protezione da parte della figura di riferimento e accudimento (solitamente la madre o chi ne fa le veci). Salendo poi nella scala, in base anche allo sviluppo psicogenetico ed evolutivo dell’individuo, riconosciamo bisogni come quelli di porsi in relazione con l’altro , di costituire e condividere un gruppo, di essere accettati e ricevere conferme dai propri simili. Infine in cima alla scala troviamo i bisogni più elevati e simbolici: bisogno di potere, bisogno di autostima, bisogno di coerenza, ordine, sintonia con i propri valori etico-morali, fino al bisogno più supremo e profondo , cioè il desiderio di armonia, di completamento, di ricerca dell’unità al proprio interno e di unità con gli altri, con la natura e il cosmo.
In alcune sintomatologie osserviamo una regressione o una fissazione a fasi di sviluppo psicoaffettivo precedenti all’età del soggetto il quale non riesce a tollerare le minime frustrazioni e presenta reazioni aggressive auto ed eterodirette.
Mi sono occupata e ancora mi occupo della possibilità di recuperare anche solo parzialmente e gradualmente il controllo degli impulsi, in correlazione all’aggressività, ma anche alla cleptomania, allo shopping di tipo ossessivo-compulsivo, al gioco d’azzardo compulsivo, al bisogno irrefrenabile di far abuso di alcool e sostanze stupefacenti, di cibo con le abbuffate, ecc..
Il controllo degli impulsi ha una costante correlazione col bisogno compulsivo di affetto che molto spesso non è stato ricevuto o è stato ricevuto in maniera inadeguata durante l’infanzia. Le altre forme di compulsioni e discontrollo degli impulsi sono derivate quasi sempre dalla prima.
Ammetto che il controllo degli impulsi ha anche una componente biologica ed ereditaria importante.
Ho utilizzato un piccolo gruppo per effettuare una ricerca più approfondita relativamente al controllo degli impulsi, l’aggressività e la possibilità di trattamento. Il gruppo eterogeneo per sintomatologia, era costituito da soggetti con disturbi dell’umore, disturbi di abuso di sostanze , disturbi di personalità di tipo borderline, disturbi d’ansia e disturbi ossessivo-compulsivi. L’omogeneità nel gruppotra era ricollegabile proprio alla forte difficoltà nella gestione dei propri impulsi.
Che cosa è un gruppo ? Per Kurt Lewin il gruppo non è la semplice somma dei soggetti presenti nel gruppo, ma è una unità, un tutto che trascende i singoli soggetti e che perciò ha una sua autonomia, sue regole e leggi peculiari. In sostanza il gruppo è un organismo che possiede una sua energia, una sua linfa al di là delle singole cellule che lo compongono. Il gruppo è divenuto infatti la forza propulsiva per iniziare a contenere l’impulsività, per riconoscerla meglio, per iniziare ad anticiparla, a scioglierla, a metabolizzarla, a introiettarla e gestirla grazie ad qualche alcuni strumenti in più. Il gruppo supportato dalla mia guida ha fornito grandi risorse a ogni singolo membro. Nel gruppo si è creato poco a poco uno spazio comune, vitale e profondo per condividere senza troppe paure, le esperienze quotidiane, le emozioni variegate. Lo spazio del gruppo è stato quello che ha consentito di tentare di mettersi in gioco e di ritrovar negli altri membri parti di sé. Il gruppo è divenuto sia una buona madre accogliente, sia un padre fermo e autorevole in grado di offrire regole chiare per crescere in maniera più armonica. Dunque il gruppo in un’ottica sistemico-relazionale esprime le caratteristiche di un sistema in cui la malattia o disagio del singolo non è isolata e confinata all’individuo ma contenuta nel sistema stesso. Una modalità di trattamento è perciò lavorare nel sistema di riferimento (di origine) oppure in un sistema differente i cui membri presentano sintomatologie o disagi da affrontare.
Come psicologa ho guidato il gruppo durante 10 incontri ( un ritrovo ogni 2 settimane) di un’ora e mezza mediante alcuni strumenti quali: il confronto, il rispecchiamento, i giochi di ruolo (in relazione allo psicodramma psicoanalitico), l’ uso del test proiettivo della figura umana , del test oggettivo relativo all’ irritabilità e alla ruminazione (di G.Caprara), la stesura di brevi storie in riferimento ad tavole specifiche del T.A.T. e infine la discussione e lo scambio su i temi emergenti nel gruppo.
Questo piccolo e intenso percorso ha aiutato in piccola parte a elaborare emotivamente la rabbia, a metterla in relazione con le altre parti del sé, integrandola, e verbalizzandola. Un lavoro più approfondito di tipo psicoterapeutico in gruppo in realtà necessita di un tempo superiore per iniziare davvero a rivedere e scardinare schemi emotivo-mentali disfunzionali interni rispetto al Sé e alle relazioni in modo da consentire una sperimentazione più stabile di coesione interna e autostima.
Cogliere, accogliere, dare uno spazio e un confine e una relazione agli impulsi, e ricercarne un senso più oggettivo grazie al gruppo è l’obbiettivo per poter assaporare di più la propria esistenza in relazione a sé e agli altri.