Vorrei fornire una definizione almeno approssimativa di alcuni concetti che ritengo fondamentali riguardo alle difese: emozione difensiva, pseudoemozione, emozione strumentale ed emozione inventata. Le pseudoemozioni, le emozioni strumentali e quelle inventate sono comunque da intendere come emozioni difensive. Sottolineo il ruolo di alcune artificiose manifestazioni emotive nei disturbi psicologici. Se concepiamo le emozioni come azioni possiamo capire che esse possono essere o autenticamente espressive oppure difensive.
Una emozione può essere usata come difesa rispetto ad un’altra emozione secondo la concezione psicoanalitica. Anche nell’ambito della psicoterapia cognitiva si è affrontato il problema della funzione difensiva delle emozioni: Safran e Segal distinguono fra emozioni “primarie”, “reattive” e “strumentali” (1990, pp.103-104) e, nell’ambito della terapia razionale-emotiva, De Silvestri oppone le emozioni “appropriate” a quelle “inappropriate” (1981, p. 64).
L’esempio più facile con cui presentare le emozioni difensive è probabilmente costituito dal disprezzo (dimostrato o solo sentito) nei confronti di una persona che ci critica per un nostro errore. Il disprezzo, ribaltando la situazione interpersonale anestetizza il soggetto rispetto al dispiacere. Accenno a tre particolari sottoclassi (non reciprocamente esclusive) della classe delle emozioni difensive: le pseudoemozioni, le emozioni strumentali e le emozioni inventate.
Col termine pseudoemozioni mi riferisco ad azioni emotivamente significative che però non sono vere e proprie emozioni perché vengono costruite fondendo, distorcendo, esasperando aspetti della complessiva “capacità emozionale” individuale. A differenza delle emozioni “autentiche” esse non sono comprensibili razionalmente e non sollecitano genuine risposte empatiche, ma solo perplessità, fastidio oppure reazioni collusive altrettanto irrazionali. Se una persona è triste perché sta affrontando una perdita (di qualsiasi tipo), siamo in grado di capire perfettamente il suo stato d’animo e ci sentiamo in grado di rispondere con calore, compassione, disponibilità e possiamo anche rattristarci. Se una persona invece, nella stessa situazione, si lamenta vittimisticamente, si tormenta con sensi di colpa, si deprime dichiarandosi inadeguata, sentiamo una indisponibilità “di pelle” sia a confermare le manifestazioni emozionali in questione, sia a “consolare” o “rassicurare” la persona. Solo per mancanza di contatto e per un’intenzione inconscia di colludere con la persona partecipando ad un “gioco”, possiamo “abboccare” alla manovra difensiva della persona.
Col termine emozioni strumentali indico delle emozioni che non vengono attivate né come risposta autentica né come risposta immediatamente difensiva, ma come semplice “punto d’appoggio” per un’ulteriore azione difensiva. Se ad esempio una persona teme (inconsciamente) un coinvolgimento sentimentale può attivare molti tipi di difesa (provocazioni, distacco, ecc.), ma se sceglie di rendersi meno dipendente costruendo un’ altra relazione parallela, deve in qualche misura “innamorarsi” di un’altra persona. Questa persona, magari interessantissima ed affascinante, non sarebbe comunque stata presa in considerazione in altre circostanze. Allora diciamo che in questo caso l’innamoramento nei confronti della seconda persona è strumentale rispetto alla difesa dal coinvolgimento profondo con la prima.
Col termine emozioni inventate mi riferisco ad emozioni non ragionevolmente commisurate ad una situazione, ma “gonfiate”, ottenute “spremendo” piccole sensazioni e lavorando di fantasia. Possiamo indignarci per qualche piccolo contrattempo solo per non apparire “troppo accomodanti”, o commuoverci per pura accondiscendenza verso chi potrebbe giudicarci insensibili.