Nella nostra ricerca abbiamo formulato ipotesi da verificare facendo un parallelo con la bassa autostima connessa a molte patologie psichiatriche e in particolare depressione, dipendenza da sostanze e anche disturbi alimentari che possono esser resi parte delle “dipendenze“.
Le nostre ipotesi si basano su avanzamenti della ricerca soprattutto nell’ambito della psicologia della salute relativamemente al benessere e cioè al well-being sviluppato da G. Fava (1999), riprendendo C. Ryff (1998) che segnalava in base a una scala di valutazione le dimensioni del benessere ovvero: accettazione di Sé, relazioni positive con gli altri, autonomia, controllo ambientale, aver scopi nella vita e crescita personale. Da il tipo test, che consente tramite semplici questionari a risposta multipla di individuare tipologie di soggetti, emerge che il minor benessere è legato proprio a mancanza o assenza di benessere in relazione alle sei dimensioni accennate.
Anche il concetto di stress da tempo è stato affrontato dalla psicologia della salute. Oggi si è giunti al momento in cui si ritiene che lo stress nocivo o distress, ovvero quello che sovraccarica e provoca irritabilità, ha un impatto sul sistema immunitario e di conseguenza crea vulnerabilità rendendo il soggetto molto meno efficiente e decisamente predisposto alle malattie, sia psicologiche che organiche.
Il modello attuale dell’uomo è di tipo biopsicosociale: l’essere umano come interazione di aspetti biologici-psicologici-sociali, in quanto l’uomo è inserito in un contesto che si allarga e per il quale anche taluni di questi contesti si sovrappongono ma devono lasciare spazi vitali indispensabili a ognuno. Ciò, ad esempio, appare chiaro dalla psicologia e terapia sui gruppi, come nel caso di L. Brunori (2001) con “Fratelli di gruppo, gruppo di fratelli” e “Stranieri fuori, stranieri dentro” in cui si accentua l’idea che l’uomo è proprio un animale sociale, non appeso, alienato, ma inserito. Questo modello mette anche in luce che l’individuo si rispecchia nella società e viceversa in rimandi continui a partire dalla famiglia che è il microcosmo fino al macrocosmo sociale in cui le barriere o difese sono tra l’individuo e l’esterno (divisioni anche razziali, politiche, religiose) dove si vede un esterno in cui individuare un nemico preciso, fino ad accorgersi-non sempre- che le barriere sono interne soprattutto, e poi proiettate difensivamente all’esterno.
L’aspetto psicosomatico che sta prepotentemente emergendo tramite, ad esempio, altri criteri diagnostici che non sono il DSM ma il DCPR (criteri diagnostici per la ricerca psicosomatica) si vede nei comportamenti come la tanatofobia (cioè la paura di morire), il comportamento di tipo A, l’alessitimia, l’ansia per la salute, cioè la fobia di essa o il rifiuto-negazione di essa o l’amplificazione nel caso ipocondriaco.
Tutti questi aspetti in gran parte studiati ci portano a formulare teorie, ipotesi e quindi obiettivi da verificare e da collegare a un concetto poco studiato, quale la fragilità emotiva.
Tali obiettivi sono i seguenti:
1.Punteggi alti nella scala della Fragilità Emotiva sono associati ad una percezione di scarso benessere psico-fisico, ad un’alta percezione di vita stressante e ad un tono dell’umore basso, indipendentemente dalla terapia farmacologica assunta dai pazienti.
2.La sintomatologia depressa è presente nella maggior parte dei pazienti, indipendentemente dal tipo di patologia e dal trattamento farmacologico e risulta associata con la Fragilità Emotiva.
3.I pazienti presentano un grado maggiore di Fragilità Emotiva e di sintomatologia depressa e una condizione peggiore di benessere percepito rispetto ai controlli sani.
Il grado di Fragilità Emotiva potrebbe variare in base al tipo particolare di psicopatologia.
Studi empirici sull’Auto-stima, ad esempio, hanno dimostrato che i pazienti depressi e quelli con disturbi da consumo di sostanze psicoattive hanno un grado più basso di Auto-stima rispetto ad altri pazienti psichiatrici.
Basandosi sull’assunto di una possibile vicinanza tra il costrutto di Fragilità Emotiva e quello di Auto-stima, ci potremmo aspettare che anche riguardo alla FE questi due gruppi di pazienti mostrino valori più alti di fragilità emotiva.