In alcune classificazioni delle emozioni compaiono come emozioni distinte la rabbia ed il disgusto., Includerò quindi nel gruppo delle emozioni “rappresentate” dalla rabbia emozioni molto diverse: disgusto, disprezzo, irritazione, ira, ostilità, odio, rancore, pretesa, stati d’animo associati agli atteggiamenti vittimistici, ecc. per osservare il comune atteggiamento difensivo.
L’aspetto distintivo delle azioni emotive collegate alla rabbia riguarda il rifiuto di una situazione, l’indisponibilità a tollerare e ad accettare una situazione spiacevole e dolorosa. La violenza come tale è un comportamento che può comparire in situazioni emotive molto diverse. Si può agire con violenza più per paura o per dedizione a una causa che per rabbia. Dubito che in guerra si sia sempre arrabbiati con le persone su cui si spara. C’è chi uccide per fedeltà ad un ideale, chi per paura di essere colpito ed anche chi uccide per rabbia. Ciò che invece si sente sempre quando si è arrabbiati, in qualunque modo, è che non si vuole accettare qualcosa. Sia che si reagisca fisicamente ad una prevaricazione o che si organizzi una vendetta a lunghissimo termine per un torto subito, o che si tenti una manovra colpevolizzante ci si rifiuta di “lasciar correre”.
Dopo aver raggruppato sotto un unico ombrello emozioni così diverse, ora dovremo nettamente distinguere due sottoclassi reciprocamente esclusive:
a) Espressioni di un sensato rifiuto di qualche aspetto della realtà.
Le varie forme di rabbia sono in genere difensive anche se ci sono però delle situazioni in cui il rifiuto di qualcosa è sia ragionevole, che efficace, che costruttivo. In questi casi, anche se l’espressione della rabbia non è indispensabile (né è segno di saggezza) costituisce tuttavia il comprensibile sfondo emotivo di un’attività volta a modificare la realtà. Si ricordi che qui non dobbiamo stabilire dei criteri etici in base a cui valutare le azioni emotive, ma capire quando un’emozione risulta espressiva (e costruttiva) o difensiva (e tale da condurre a squilibri e disturbi psicologici).
b) Espressioni irrazionali di rifiuto del dolore
In questa sottoclasse rientrano tutte le versioni “fredde” della rabbia, come l’odio, la svalutazione, il rancore, ecc. Rientrano anche le versioni “calde” che però sono irragionevoli, inefficaci e distruttive. Ad esempio si accumula rabbia in ufficio e poi a casa si urla coi figli. Una persona ci ha ferito; la cosa è accaduta, finita, immodificabile; è storia. Il fatto che sia accaduta costituisce un fatto doloroso, perché le ferite fanno male e fa male anche la semplice consapevolezza che ciò sia potuto accadere. Con la rabbia, in questi casi rifiutiamo questa realtà. Anziché impedire che qualcosa accada, rifiutiamo di accettare ciò che è già accaduto. In ultima analisi rifiutiamo solo il nostro dolore. Questo rifiuto è inefficace, distruttivo e incomprensibile.
E’ importante aiutare a individuare la rabbia dove il cliente non la riconosce (ad esempio nell’indifferenza, nel disprezzo razionalizzato, nel vittimismo, nella “stanchezza”, nelle varie “incapacità”, nelle “distrazioni”, ecc.), nel favorire il riconoscimento della rabbia, e infine nell’aiutare il cliente a capire e sentire da quale dolore quella rabbia lo protegge. A quel punto, senza la rabbia fra i piedi, ci si può dedicare a verificare se davvero quel dolore è intollerabile e se è davvero indispensabile vivere scissi, furiosi, chiusi al dolore (e alla gioia).
La rabbia è un’emozione con una fortissima componente cognitiva mentale che nel suo dualismo distingue giusto e ingiusto, piacevole e spiacevole. La mente attribuendo etichette si ostina ad accettare solo ciò che individua come giusto, piacevole e gratificante. La mente fatica a cogliere la realtà nella sua interezza, tende a scindere continuamente. E’ uno strumento utile ma detiene dei limiti. E’ fondamentale ricercare anche altri strumenti per osservare la realtà, coglierla, accettarla nella unitarietà.
Esprimere e percepire consapevolmente a livello corporeo la rabbia aiuta a sentire meglio quanto si è arrabbiati, serve anche a mettersi a contatto col corpo, aiuta a comprendere che la personalità protesta per le carezze non ricevute e cose del genere. Il lavoro sulla rabbia è produttivo solo strumentalmente in quanto può far accedere meglio al dolore non ancora integrato.
Un’ultima osservazione, probabilmente superflua, sulla distinzione fra rabbia e aggressività. I due concetti vanno tenuti distinti perché l’aggressività è una modalità del comportamento; non essendo un’azione non può essere un’emozione.